L'ex consigliere di Amaro: «Piovevano tegole, dalla paura finimmo sotto un furgone»

Il ricordo su Ermenegildo Dell'Angelo, ai tempi del terremoto consiglierte di maggioranza. La notte a girare per il paese a tranquillizzare la gente

AMARO. «Ero in piazza Maggiore con un amico, sentimmo il boato e il rumore delle tegole che cadevano sulla strada. Si spense la luce e ci ritrovammo sotto un furgone di un ingegnere». Era la sera del 6 maggio ad Amaro. L’allora consigliere di maggioranza Ermenegildo Dell’Angelo, non poteva immaginare che quel terremoto cambiasse i destini di moltissimi friulani.

Amaro era al buio, avvolto da un silenzio surreale, mentre la terra continuava a tremare. Lo sciame sismico andò avanti per settimane creando panico e terrore tra la gente. «Iniziammo a chiamare i parenti fortunatamente risposero rutti» aggiunge Dell’Angelo descrivendo una situazione impressionante: «Arrivò una persona a bordo di un’auto che voleva proseguire a tutti i costi, non si rendeva conto che la strada coperta di tegole era impercorribile».

Quella notte Dell’Angelo girovagò come molti altri tra le case distrutte per cercare di tranquillizzare la gente. «Ci trovammo ammassati verso l’uscita del paese verso Stazione Carnia - ricorda. Qui c’era un signore con una radiolina portatile sintonizzata su un programma tedesco che dava notizia di un evento sismico a circa 100 chilometri dal confine».

La notte trascorse e alle prime luci dell’alba tutto sembrò più chiaro. Due case fatiscenti erano crollate e qualcuno aveva riportato lievi contusioni. «Convocammo il consiglio comunale nell’unico bar aperto assieme alla gente». Quello fu l’inizio di una stagione di confronti e partecipazione anche con i militari che da Tolmezzo fornirono le prime tende e allestirono le cucine da campo.

«Ricordo il presidente Comelli, un pomeriggio arrivò in Comune senza preavviso. All’epoca - continua Dell’Angelo -, ad Amaro c'erano due fabbriche, Comelli ci raccomandò di puntare sul recupero del tessuto sociale, di mantenere aperte le fabbriche e le scuole. Ci invitò a salvaguardare l’equilibrio della comunità».

Il sindaco Rossi colse il suggerimento al volo e puntò sulla creazione della zona industriale. «Fu un’idea sua - aggiunge Dell’Angelo - pensò che il collegamento industriale poteva essere una piattaforma di lancio per l’attività industriale. E anche se qualcuno immaginava l’esproprio come un abuso, noi eravamo convinti che si trattava di una carta vincente perché la zona industriale di Tolmezzo era satura e quella di Villa Santina, per problemi di viabilità, non decollava».

Il ricordo di Dell’Angelo si ferma anche sui tanti volontari che contribuirono alla ricostruzione di Amaro. «Un pomeriggio arrivarono due sposini in viaggio di nozze. Entrarono in municipio e ci consegnarono una busta, conteneva 50 mila lire. Non vollero lasciare il loro nome e neppure dirci da dove arrivavano. “Auguri e coraggio” ci dissero e se ne andarono».

Questo era il clima che caratterizzava la ricostruzione anche ad Amaro. Dell’Angelo rimase al fianco del sindaco Rossi per diversi anni, si dimise nel 1988 quando si trovò in minoranza.

 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto