Lettera in bottiglia per Mossa ritrovata sulla costa del Salento

«Le bottiglie sono sempre di vetro, mai di plastica: piuttosto non mando i messaggi perché il vetro poi torna sul fondo del mare in forma di sabbia, mentre la plastica si distrugge in microparticelle che finiscono nella catena alimentare». Ha un contenuto anche ambientalista quella che per l’operatore subacqueo Piergiorgio Leone è diventata ormai un’abitudine consolidata. Il suo lavoro lo porta a trascorrere anche tre mesi consecutivi lontano da casa sulle piattaforme off-shore e per sentirsi più vicino alla famiglia scrive lettere alla moglie Angelica, e ai figli Riccardo e Alaska. Poi, anziché inviarle via mail con un click del mouse, come un naufrago, le arrotola e le infila in una bottiglia. Affida i suoi pensieri al mare nella speranza che possano arrivare a destinazione. E così è stato: le onde hanno spinto uno dei messaggi su una spiaggia del Salento e la bottiglia ha attirato l’attenzione di Daniele Col che si è avvicinato, l’ha aperta e ha trovato la lettera. Il testo (in tedesco) non era completamente leggibile, ma si capiva che il messaggio era indirizzato a Mossa, così, dopo una ricerca su internet, l’uomo ha contattato l’amministratrice del profilo facebook “Sei di Mossa se...”, riuscendo poi a mettersi in contatto con i destinatari.
La storia ha subito fatto il giro del web e, anche se qualcuno ha pensato che fosse falsa, il periodo delle feste rende tutti più sensibili e non è mancato chi si è commosso. Il successo però stava nella premessa perché, per i sognatori, quello dei messaggi in bottiglia è un grande classico.
Originario dell’Alto Adige, Piergiorgio Leone lavora come operatore subacqueo e dalle piattaforme in mezzo al mare non sempre è in grado di comunicare facilmente con la famiglia. «I cellulari qualche volta prendono e qualche volta no, poi i bambini ogni tantonon vogliono parlarmi perché me ne sono andato senza di loro. Riccardo ha 4 anni e mezzo e Alaska uno e mezzo. Qualche volta mi chiedono al telefono delle storie di mostri, così ho pensato di buttare una bottiglia ogni tanto per loro. Ero sicuro che prima o poi sarebbero arrivate e sono molto felice. Per ora non so quale sia quella che è stata trovata in Puglia: non l’ho ancora ricevuta. Comunque sia, appenderò il messaggio nella cameretta dei bambini».
Inizialmente i colleghi “paolmbari” di Piergiorgio sorridevano di fronte a quel rituale così “antico”, ma poi lo hanno capito e ora lo assecondano girando dei video delle spedizioni. Dall’Adriatico all’Atlantico negli ultimi quattro anni sono state “spedite” una quarantina di bottiglie. Sempre rigorosamente di vetro. Solo dal Mare del Nord non è partita alcuna missiva. «Non ho mandato niente, perché avevo solo bottiglie di plastica», precisa Piergiorgio. —
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