L’esempio di Lino Zanussi da seguire oggi più che mai

Pordenone, presentata la pubblicazione di Nanni e Martinuzzi sul capitano d’impresa. Ha saputo abbinare lo sviluppo industriale alla crescita sociale e culturale

PORDENONE. Quanto sia ancora vivo, necessario e portatore di speranza l’esempio di Lino Zanussi, a Pordenone, e come tutta la crescita anche sociale del territorio sia strettamente intrecciata con quel grande sogno industriale lo raccontano bene gli autori Nico Nanni e Piero Martinuzzi nel libro intitolato semplicemente “Lino Zanussi”, edito nel 1993, ristampato a cura del Comune di Pordenone e presentato nel solco delle celebrazioni per i 100 anni dell’azienda, con il garbo della giornalista Paola Dalle Molle e l’organizzazione del Circolo della cultura e delle arti.

E lo testimonia la sala della biblioteca gremita, perché in fondo, nel gruppo industriale che negli anni d’oro dava lavoro a oltre 30 mila persone, tutti hanno avuto un parente, un amico.

Ma il peso che la Zanussi ha avuto nella storia della città, l'orgoglio di chi ne faceva parte, consapevole di contribuire a un modello di crescita irripetibile, si è respirato, con emozione, quando al tavolo si è seduto un commosso Sandro Benini, 94 anni, uno dei dieci dirigenti che formavano il più stretto entourage di Lino, “rubato” alla Necchi di Udine, nel 1955, per mettere in piedi, dal nulla, la squadra dell’assistenza tecnica per i frigoriferi.

«Eravamo giovani, guardavamo avanti e sentivamo quell’azienda come nostra». Il capitano Lino con la lancia in resta, spronato dalla sua visione che, come sottolinea Martinuzzi, «era legata alla necessità di crescere sempre e trovare nuovi sbocchi per emergere sul mercato», ma anche alla capacità di vedere il futuro, «come quando capì che stava tramontando l’epoca della cucina economica a favore dei fornelli a gas e stipulò un accordo per la loro produzione prima ancora di sapere come farli».

Lino «che sapeva scegliere gli uomini migliori e portarli a Pordenone – così Nico Nanni – e che parallelamente allo sviluppo della fabbrica ha sempre lavorato per la crescita della città, con e non sotto l’azienda», favorendo la nascita di quel tessuto di associazioni, istituzioni culturali, la diffusione di teatro, cinema e lettura di cui oggi la città va fiera.

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