L’editore Santarossa: ho tentato invano di salvare la “Minerva”

Nella libreria di piazza XX Settembre passarono Biagi e Montanelli «Avevo trovato tre neolaureati, ma c’era da lavorare nei weekend» 
Giovanni Santarossa



Nel momento in cui Pordenone si candida a Capitale della Cultura e Capitale del Libro in Piazza XX Settembre è “caduta” l’insegna della Libreria Minerva.

Sostituita dall’ennesimo negozio di telefonini.

Chi non ricorda la straordinaria gestione della mitica Signora Valbusa.

Sempre lì, sempre pronta.

Ci passavano Montanelli, Biagi, Zorzi… per presentare i loro libri e lei, il giorno prima, pronta a preparare la vetrina.

Riceveva la visita dei direttori commerciali delle maggiori case editrici che chiedevano consigli.

Era una libreria importante.

Poi piano piano…

Ho tentato, adesso lo posso dire, di convincere tre giovani, neo laureati, due ragazzi e una ragazza a prenderla e gestirla.

Si erano rivolti a me che dopo 40 anni di lavoro qualche cosa ho imparato.

Avevo promesso loro anche un aiuto economico.

Erano entusiasti ma lavorare il sabato e anche la domenica smorzò la loro voglia.

Poi iniziarono a fare conti economici rendendosi conto che per due anni, minimo, dovevano “tirar la cinghia”.

Poi la fidanzata di uno dei due era gelosa della sua possibile socia, poi la socia aveva un moroso che non voleva lasciarla lavorare di domenica, poi i genitori di due dei tre misero in campo dubbi avendoli fatti studiare volevano subito lavoro sicuro e ben retribuito.

Poi mi stancai e li mandai a quel paese, loro, morose e morosi e genitori compresi.

Così sono arrivati i telefonini. —



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