Le portatrici carniche “rivivono” a Comeglians

Il Comune intitola una piazza alle 46 eroine del paese protagoniste della Grande Guerra. Il sindaco De Antoni: solo Paluzza ci ha preceduti, peccato che nessuno ci abbia pensato

COMEGLIANS. I ricercatori ortodossi di certo non approverebbero, ma la pratica è ormai d’uso comune. Dinnanzi a un dubbio da sciogliere la via più breve è internet e, senza troppo pensarci, vi ha fatto ricorso anche il sindaco di Comeglians, Flavio De Antoni.

Seduto davanti al computer, il primo cittadino ha digitato l’interrogativo su un noto motore di ricerca. “Via Portatrici Carniche”. La clessidra si è capovolta tre, quattro volte. Pochi secondi ed ecco il risultato. Inatteso. Di piazze, intitolate a questo pezzo di storia del Friuli e dell’Italia, ce n’è oggi nel Paese una sola.

A Paluzza, terra natia della portatrice divenuta simbolo del corpo di ausiliarie, Maria Plozner Mentil, morta sul campo nel 1916 e insignita della medaglia d’oro al valor militare nel 1997 per “motu proprio” dell’allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.

Nient’altro. Non una via. Nè in Carnia. Né in Friuli. Possibile? «Purtroppo sì – denuncia De Antoni – ed è un peccato che in questi ultimi cento anni di grande espansione urbanistica nessuno abbia pensato a dedicare una piazza o una strada alle 1.500 portatrici carniche».

«Peccato perché – continua l’amministratore – le occasioni non sarebbero mancate. Pensiamo solo a quale e quanto sviluppo hanno avuto le nostre città, ma anche i paesi come il mio dall’immediato dopoguerra a oggi». Eppure si è spesso andati a pescare toponomastica asettica, slegata dai nostri territori e dalla nostra storia.

Possibile? Ce lo siamo chiesti anche noi, riproponendo al pc il medesimo quesito. Stesso risultato. “Piazza Portatrici Carniche” esiste solo a Paluzza, paese che in questi anni si è fatto carico praticamente da solo di coltivare la memoria delle portatrici.

Per anni ha vantato l’unica caserma italiana intitolata a una donna, Maria Plozner Mentil, a lei ha dedicato una via nella natia Timau e negli anni Novanta ha inaugurato un momento dedicato alle portatrici. A Tolmezzo, che pure si fregia del “titolo” di capitale della Carnia, ci si deve invece accontentare della statua che le raffigura, posta all’interno dell’Ipsia Candoni.

Si aggiungano un cenno nel recente documentario dedicato dal noto direttore della fotografia Dante Spinotti alla Carnia, dov’è l'ex rettore dell’università di Udine, Cristiana Compagno, a ricordare l’epopea delle portatrici e ancora il tentativo fallito del Cosint che aveva in animo di posizionare una maxi-gerla al centro della zona produttiva ad Amaro, all’uscita dal casello autostradale.

Opera faraonica che dopo un lungo e acceso dibattito è stata richiusa nel cassetto. Bocciata dalla gente di Carnia che la gerla ha preferito conservarla in casa e nel cuore piuttosto che esibirla, per altro a un costo esorbitante.

A soffiar via la polvere da una pagina di storia che altrove avrebbe fatto la fortuna d’intere comunità ci pensa ora l’amministrazione De Antoni con l’intitolazione di una piazza. Che può sembrare poca cosa, ma che – lo spera il sindaco – potrà forse restituire, nel centenario del primo conflitto mondiale, il ricordo che meritano alle 1.500 donne, tra i 15 e i 60 anni, che si spesero sul fronte carnico.

La fine dei cantieri a Comeglians, nella frazione di Povolaro, è prevista per questa primavera, quando oltre al cartello che segnalerà il nuovo toponimo si potranno leggere anche i 46 nomi delle portatrici del paese.

«Speriamo di fare da apripista – auspica De Antoni – e che la nostra intitolazione, già deliberata in giunta, spinga altre amministrazioni a fare lo stesso passo, onorando così l’anniversario dei cento anni della Grande Guerra e il ruolo che giocò la Carnia anche grazie alle sue straordinarie donne».

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