Le piccole imprese: «O arrivano le risorse oppure sarà la disfatta»

UDINE. «O arrivano i soldi oppure sarà la disfatta». E’ un grido d’allarme quello che arriva dal mondo delle imprese, soprattutto piccole e piccolissime, alle prese con incassi prossimi allo zero a fronte di costi e spese fisse impossibili da cancellare.
E se per un mese - faticosamente - è stato possibile gestire la situazione, superare il secondo appare arduo. «Gli imprenditori sono disponibili a fare la propria parte - dichiara Graziano Tilatti, presidente di Confartigianato Fvg - ma hanno la necessità di essere aiutati».
«Bene i prestiti - aggiunge Giovanni Da Pozzo, presidente di Confcommercio Fvg - ma alle piccolissime imprese serve liquidità vera, e quindi, risorse a fondo perduto».
L’aiuto
Il sostegno del Governo sta nei decreti Cura Italia e Liquidità. Con i relativi limiti. Si parla di credito, anzi la garanzia sul credito. Che non v’è certezza venga erogato.
Perché dipende dalle banche, chiamate comunque ad una valutazione di merito, e dall’ammontare delle garanzie pubbliche, che al momento paiono nemmeno sufficienti a coprire la domanda. E poi c’è la questione tempi: entro quando il denaro? Che andrà poi restituito.
«Per quel che ci riguarda - prosegue Tilatti - siamo ancora in attesa di capire come il decreto verrà applicato dal sistema bancario. Lo Stato, non avendo liquidità propria, ha messo in atto questo meccanismo delle garanzie, ma bisognerà capire se le banche saranno in grado di supportarlo, in che tempi, con quali modalità e con quali costi. Ciò che è indubbio è che questo stop prolungato alle attività produttive sta generando gravi difficoltà».
Era meglio se
Altri Paesi hanno fatto scelte diverse, stanziando risorse a fondo perduto. «Certo che sarebbe stato meglio fare come la Germania, ma loro hanno un bilancio che ha reso possibile questa opzione, l’Italia invece no - considera Tilatti -. Da qui la decisione di trasferire il problema al sistema bancario, da qui le incognite che ci sono».
Da artigiani «coltiviamo un po’ di ottimismo e speriamo che a questa crisi complicata riusciremo a trovare una soluzione, ma non sarà facile. Senza liquidità, tutto è più complicato».
Riaprire
«Oggi abbiamo presentato un documento a Roma, insieme ad altre categorie del settore edile, per chiedere il riavvio dell’edilizia a partire dal 27 maggio - annuncia Denis Petrigh, gruppo edili di Confapi -. Altre settimane di stop non sono sostenibili». E la ripartenza è la condizione per rimettere in moto il motore dell’economia.
Ovviamente c’è bisogno di credito, ma le aspettative sul decreto non sono moltissime: non farà miracoli. «Anche il prestito fino a 25 mila euro non è esente dalla valutazione del merito - rimarca Petrigh - e comunque è vincolato a un quarto del fatturato.
I tempi non si profilano celeri, tanto che molte banche stanno spiegando di dover adeguare le procedure alle nuove disposizioni. Le imprese edili che lavorano per il settore pubblico sono riuscite a farsi liquidare lo stato di avanzamento e quindi qualcosa hanno incassato, ma quelle che operano con il privato sono in grande difficoltà. Non dimenticando che queste difficoltà si riverberano su tutta la filiera».
Denaro vero
«La liquidità è un tema fondamentale, insieme alla tutela dei lavoratori - dichiara Giovanni Da Pozzo, Confcommercio Fvg -. Ci sono attività chiuse ormai da oltre un mese e mezzo che non hanno tanto necessità di indebitarsi ulteriormente ma di un vero sostegno.
Ci sono piccole realtà che già in condizioni “normali” fanno fatica ad accedere al credito, alle quali le misure del decreto non giovano. Per cui - è la proposta - ci vogliono interventi a fondo perduto. Ci auguriamo che, oltre a snellire iter e procedure, il Governo proceda con interventi di vera liquidità a sostegno delle piccolissime imprese».
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