Le consumazioni solo all’aperto contestate da ristoratori e baristi

Dal nodo spazi all’incognita del clima. C’è chi ha dovuto vendere una proprietà per poter ripartire
Paola Beltrame

CODROIPO

C’è sconcerto nel mondo della ristorazione, anche a Codroipo, per le incerte modalità di riapertura dei locali; in particolare, non convince la disposizione annunciata di servire le consumazioni solo all’aperto. A gran parte delle attività non mancano gli spazi esterni, ma preoccupa il clima, in un Friuli piovoso. Qualcuno, fra baristi e ristoratori, fa di necessità virtù, ma vengono al pettine i mancati introiti dell’apri-e-chiudi nell’anno di pandemia e gli animi sono esacerbati.

Federica Magrini ha chiuso Alla Colomba, prosciutteria di via Candotti: «Avevo dato anima e corpo per 9 anni – dice la titolare –, ma l’affitto troppo alto, le utenze comunque da onorare, i risibili e ritardati ristori, la forzata inattività, tutto questo destabilizza e toglie la voglia di operare». Di otto dipendenti, ne ha due e delle tre attività ha salvato solo quella di Valvasone e un’osteria a Camino al Tagliamento, che per fortuna va benino (c’è anche lo spazio all’aperto), ma ha dovuto alienare una proprietà per far fronte alle perdite. Ha rinunciato ad altro anche Michele Piagno per salvare l’enoteca e cucina casalinga Vecchia Pretura. «A 35 anni, uno è demoralizzato. Il dehors c’è, ma l’asporto, le incognite di date e modalità, la “carità” del governo non salvano un’azienda». Poco contento Luciano Facchini, che ha trasformato l’ex ospedale Villa Bianca nel prestigioso Nodo Hotel. Delle 20 persone da occupare ne sono state assunte la metà e le ospitalità non sono state tante, per blocco o riduzione di ogni attività professionale. «La situazione è drammatica per la poca logica delle decisioni assunte a livello nazionale e regionale. Chi ha stabilito che si mangia solo all’aperto è senza testa – afferma Facchini –: le persone che alloggiano nell’albergo le mando a cenare fuori? Ho lo spazio, ma se il tempo non è favorevole? Dentro un ristorante, applicati protocolli e distanze, si è forse meno sicuri che su un bus affollato? Noi ristoratori trattati come untori».

Meno arrabbiati alla vicina pizzeria Al Passeggio: «La gestione familiare – così il titolare Michele Santelia – è stata vincente nel superare la pandemia. L’asporto ha mantenuto l’abitudine della pizza il sabato sera. Ci siamo rimessi i moto proponendo qualche novità. Il giardino esterno è prezioso, ma speriamo presto di vedere i clienti in faccia, senza mascherina». Chi non ha perso coraggio è anche Alberta Cinelli, del bar Alla Nazionale, la prima di tutta Codroipo ad avviare l’asporto nel maggio 2020. «Apro alle 5 e servo colazioni per chi smonta dalla notte o va al lavoro. Camionisti e operai portano via pranzi veloci, il lavoro non è mai mancato. La costanza premia – dice Alberta –: bisogna rimboccarsi le maniche e sapersi adattare». «L’apertura dà respiro anche ai cittadini, che mostrano necessità di socializzare – è il parere di Roberto Annarella, referente per Confcommercio e fondatore del bar pasticceria Pezzè, vicino al municipio, con tavolini anche fuori –. Noi operatori non mancheremo di ricordare ai clienti la sicurezza». —

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto