L’Aussa Corno al ministro «Riperimetrare la laguna»

SAN GIORGIO DI NOGARO. Norme chiare e applicabili e non interpretabili per risolvere la questione del Sito inquinato di interesse nazionale (Sin) e una deriperimetrazione dello stesso: lo chiedono alla “politica” il presidente del Consorzio Aussa Corno, Tullio Bratta, e il sindaco di San Giorgio di Nogaro, Pietro Del Frate, in attesa che l’assessore regionale all’ambiente, Luca Ciriani, assuma la delega di commissario per la Laguna di Grado e Marano per i 90 giorni concessi dal ministero dell’Ambiente per portare a compimento le opere cantierabili già predisposte dal commissario Gianni Menchini. Non solo, in attesa anche della visita a San Giorgio e a Torviscosa del ministro all’Ambiente Corrado Clini, per focalizzare i problemi. Nel contempo, il Consorzio Aussa Corno riceverà la delega amministrativa per la gestione di tutta la Litoranea Veneta (da Grado alle foci del Tagliamento) dell’asta del fiume Corno e di tutti i corsi d’acqua, ovvero potrà effettuare tutti gli interventi necessari per rendere sicura la navigazione, ripristinare i canali, le sponde, restando però al di fuori del Sin.
Queste le novità emerse nel consiglio comunale informale tenutosi martedì a San Giorgio, al quale era stato invitato il presidente della Ziac, Bratta, accompagnato dal direttore generale dell’ente, Marzio Serena, per fare il punto sul Sito inquinato (1280 ettari in Aussa Corno) e per parlare di quanto accadrà con la revoca dello stato di emergenza. La questione del Sin era stata anche oggetto di un’interrogazione, poi ritirata, della consigliera di Officina, Rachele Di Luca.
Del Frate, ricordando l’evoluzione in materia di Sin fatta dal Governo Monti nell’ultimo periodo e le dichiarazioni del ninistro Clini sull’Ezit di Trieste, ha fatto la cronistoria della nascita del sito, dovuta ad alcune criticità, sottolineando che già nel 2004 a causa dei problemi che questo comportava per le imprese, era stata chiesta una deriperimentrazione, visto che l’Arpa sapeva in quali aree era presente l’inquinamento. E si sapeva anche che gli imprenditori si erano “tirati su le maniche”, spendendo dai 3 ai 5 euro il metro quadrato anche per terreni non contaminati per mettersi a norma.
Il presidente Bratta, dopo aver ricordato che quando sulla perimetrazione del Sin c’è stata una «certa leggerezza da parte degli amministratori locali e regionali di allora», ha annunciato che la conferenza dei servizi di fine mese dovrebbe liberalizzare le Macroaree 7 e 13 dell’ Aussa Corno e ha ribadito la necessità di rivedere il Decreto terre da scavare: «Se vogliamo uscire da questa situazione, bisogna rivedere la normativa sui Sin. Alle parole di Clini seguano leggi e prescrizioni chiare e accettabili. Ora il problema diventa politico!».
Francesca Artico
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