L’ateneo inaugura la “Normale”, ma la scuola resta senza nome

UDINE. L’università inaugura palazzo Garzolini di Toppo Wassermann, ma la Scuola Superiore resta senza nome. Giovedì, alle 10, è previsto solo il taglio del nastro a palazzo Garzolini-di Toppo per aprire ufficialmente la nuova sede della “Normale” friulana che molti intellettuali locali, compresi gli studenti, vorrebbero intitolare a Pier Paolo Pasolini.
Ne discuterà l’apposita commissione costituita per dipanare la “querelle” visto che sul suo tavolo ha un lungo elenco nel quale c’è anche quello di Pasolini. Intanto un gruppo di ex insegnanti della scuola elementare di Toppo Wassermann ricordano all’università che il palazzo fa parte del lascito di Toppo e che il testamento dell’omonimo conte impedisce la modifica della denominazione.
Il 29 gennaio 1876 il conte Francesco di Toppo scriveva: «Lascio a titolo di legato in proprietà alla Città e alla Provincia di Udine tutti i beni immobili di mia ragione» vincolando Comune e Provincia a fondare in città «un Collegio o Istituto di istruzione ed educazione maschile che dovrà nominarsi Istituto di Toppo Wassermann, volendo che al mio nome quello si congiunga della defunta prima mia moglie, Co. Antonietta Wassermann, perché ne sono delle sue sostanze l’erede, e perché anch’Essa accarezzava una tale istituzione».
Questa volontà, secondo le ex insegnanti, non va disattesa.
«Le volontà testamentari vanno rispettate non annullate» scrivono Loretta Filiputti, Pia Picchetti, Rosanna e Guglielmina Morocutti e Maria Croatto, nelle lettere indirizzate al Messaggero Veneto.
«Lascia sconcertati constatare quanto gli studenti siano disinformati sulle origini storiche della struttura che li ospita» affermano le ex insegnanti, auspicando che gli studenti della Scuola Superiore facciano un approfondimento storico «all’Archivio di Stato sulla vita e sulle opere dei generosi benefattori, per comprendere meglio le serie e reali ragioni della loro presenza nell’antico e prestigioso complesso che li accoglie».
Croatto si sofferma, inoltre, sulla lungimiranza del conte che, alla fine dell’Ottocento, si tradusse in un calo di analfabeti in città, rispetto a quelli che si contavano a Venezia e Padova. «Anche la riconoscenza - scrive - è un valore da insegnare ai giovani».
«Sarebbe un valore aggiunto anche per la biblioteca e i musei civici che custodiscono altre donazioni del conte la cui storia si è intrecciata con la famiglia Florio, la stessa del palazzo sede dell’università» insiste l’ex insegnante convinta che quella del conte di Toppo sia «una storia friulana di grande spessore culturale che non può essere messa in un cassetto ma va valorizzata».
Il caso resta aperto anche perché molti ex studenti si schierano con le loro insegnanti. Si rischia, insomma, di andare verso una contrapposizione che vede intellettuali, universitari e politici pront a dedicare la Scuola Superiore al poeta di Casarsa, mentre i friulani che hanno vissuto una parte della loro vita nel palazzo di via Gemona preferirebbero continuare a onorare i conti di Toppo Wassermann. Il rettore, Alberto Felice De Toni, prende tempo: «Al momento - ha già detto -, le priorità sono ben altre».
Dall’1 ottobre 1900 quando il collegio di Toppo Wassermann inaugurò il primo anno scolastico, l’istituto chiuse 10 anni fa con il trasferimento della scuola elementare nella sede della Pascoli, in via Pordenone. Il resto è storia recente.
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