L’archivio storico delle suore Orsoline donato alla Somsi

Lucia Aviani

/ CIVIDALE

Quasi un secolo e mezzo di storia raccontato da oltre 600 fotografie, documenti, diapositive, cartoline e cortometraggi che immortalano le tante generazioni succedutesi nel polo formativo gestito dalle suore Orsoline, nel monastero di Santa Maria in Valle, fin dal 1884, data di nascita della prima scuola femminile, cui gradualmente si aggiunsero l’asilo infantile (fondato nel 1914), la scuola inferiore, avviata nel 1931 e poi trasformatasi, nel ’42, in scuola media, l’istituto magistrale (attivo dal 1943), il professionale (1960) e infine l’istituto tecnico (1963). Il ricchissimo patrimonio, che si spinge nel tempo fino al 1999, anno in cui le religiose lasciarono il convento, è stato donato dal Comitato ex allieve Orsoline alla Somsi cittadina, il cui archivio si arricchisce così di un nuovo, prezioso corpus dopo quello ricevuto dai fratelli Amodio (due album di Gino De Vecchi, direttore della Scuola Arti e Mestieri della stessa Società Operaia, contenenti le tavole acquerellate di tutte le forme di incastro che venivano insegnate agli aspiranti falegnami). Gli sguardi e le espressioni catturate dall’obiettivo, gesti lontani di bambini, ragazze, professori e suore, trasmettono echi della vita trascorsa fra le mura di Santa Maria in Valle, restituendo un ampio spaccato della società dell’epoca e di un aspetto importante del passato cividalese. Sono immagini rare, in gran parte custodite dalle stesse Orsoline e poi regalate alle ex allieve: e la speranza della Somsi, dice la presidente Maria Cristina Novelli, è ora che questo lascito di notevole interesse storico, culturale e sociale – «perché grazie ai cicli formativi attivi nell’ex convento centinaia e centinaia di ragazze hanno potuto studiare, creare relazioni e trovare un lavoro» – possa accrescersi ulteriormente con il contributo delle certamente tante famiglie che custodiscono, chiuse nei cassetti, foto e curiosità sulla lunga pagina scolastica del monastero. «Sarà anche l’occasione – commenta la presidente – per cercare di attribuire un’identità a molti volti al momento anonimi». —

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