L’architetto Tomasella contro il palazzo giallo

Il palazzo “incartato” di giallo dagli organizzatori di Pordenonelegge continua a dividere. I cittadini sembrano gradirlo, il curatore Gianmario Villalta ha difeso l’iniziativa, mentre ad alcuni architetti, l’ultimo ieri Paolo Tomasella, l’idea proprio non va più.
«Ritorno sulla questione dell’impacchettamento di palazzo Bellavitis e sulla bella trovata di rivestirlo di cartaccia gialla – ha sostenuto Tomasella – anche per sostenere la giusta indignazione di altri colleghi. Non si creda che una scemenza sarà derubricata alla stregua di una vicenda divertente. Ci sono tante modalità per essere violenti, arroganti, soprattutto superficiali: questa è una di quelle.Non si discute in realtà sull’idea in sé, per la quale si può aprire una discussione. Ma una cosa sfugge alla comprensione: con tutti gli obbrobri edilizi che costellano Pordenone, proprio con palazzo Bellavitis bisognava accanirsi? Sarebbe curioso capire le ragioni per le quali l'attenzione è caduta proprio su questo edificio storico».
Secondo Tomasella «il “grigiore” di via Mazzini, da taluni lamentato, è stato quindi sostituito da un “giallore” diffuso con un’operazione inutilmente barocca. L’intervento dice una cosa soltanto: che è più importante il contenitore del contenuto, l’apparire rispetto alla sostanza, insomma tutto in linea con questi tempi medioevali della vuota evidenza. L’operazione – sempre secondo Tomasella – non diventa nemmeno provocatoria e non riesce neanche a strappare un sorriso. Tecnicamente mal realizzata, non funziona neppure come totem per una inidonea collocazione intra moenia. Dobbiamo tuttavia accontentarci, stare buoni e non lamentarci di questo maquillage alla Christo “de noantri”, per non disturbare il manovratore. Scontata e prevedibile è apparsa anche la reazione dei promotori della pensata. È stato detto che tanto nessuno mai si era accorto dell’edificio. Non si preoccupino: ce ne eravamo accorti da almeno trent'anni. Il fatto che non se n'era parlato non dimostra che la valenza architettonica del complesso non fosse stata riconosciuta: il silenzio non significa indifferenza. Piuttosto, cosa sarebbero in grado di dire gli organizzatori di tanta performance sulla storia di questo palazzo? Probabilmente niente: ma non si scomodino, gli risparmieremo lo sforzo».
Secondo Tomasella «ci si dimentica soprattutto che gli edifici hanno una loro anima: il complesso architettonico Bellavitis è uno fra questi. Ed è sempre più facile prendersela con chi non può difendersi o vive nell’oblio. Tanto per la cronaca: all'Ordine degli architetti, luogo aperto al confronto, è attivo da tempo un gruppo di lavoro che sta cercando di attuare delle proposte concrete di valorizzazione dell’edificato storico pordenonese. L’auspicio è che a manifestazione conclusa si possa avviare un percorso di rivalutazione del prezioso edificio cittadino, ovviamente colla di fecola di patate permettendo».
Sin qui l’architetto Tomasella. Favorevole, invece, all’iniziativa la maggior parte dei commenti di chi ieri passava per via Mazzini.
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