L’architetto Remigio Urbani: «La piasentina non adatta E che fine farà il porfido?»

La pietra piasentina di via Mercatovecchio rischia di fare la stessa fine di quella posata a Gemona nell’agosto del 1992, che cinque anni dopo venne sostituita con il porfido perché inadatta e...
Udine 26 settembre 2016 40 pavimentazione via mercatovecchio Copyright Petrussi Foto Press MassimoTURCO
Udine 26 settembre 2016 40 pavimentazione via mercatovecchio Copyright Petrussi Foto Press MassimoTURCO

La pietra piasentina di via Mercatovecchio rischia di fare la stessa fine di quella posata a Gemona nell’agosto del 1992, che cinque anni dopo venne sostituita con il porfido perché inadatta e pericolosa. Ma prima di sbizzarrirsi nella scelta di qualsiasi rivestimento per la pavimentazione della strada del vecchio mercato, occorre fare un passo indietro e occuparsi del sottofondo della via, sul quale, se non s’interverrà, si ripresenteranno disagi indipendentemente dal tipo di lastricato.

A sollevare il problema è l’architetto Remigio Urbani, nato a Gemona ma udinese da ormai 40 anni, che si inserisce nella tormentata querelle sulla pietra piasentina invitando l’amministrazione e i tecnici a prendere in considerazione un aspetto non secondario della questione, che riguarda principalmente la base di cemento sulla quale poggia il rivestimento. L’attuale fondo di via Mercatovecchio è costituito infatti da una soletta in cemento, sopra cui è stato posto uno substrato di sabbia, sul quale, a sua volta, poggia il porfido che, però, in alcuni punti ha ceduto.

«Manca un sistema di drenaggio nel sottofondo – spiega l’architetto –: l’acqua filtra sotto la pietra e si satura, formando con la sabbia una poltiglia semi liquida che porta a un'instabilità del terreno e dunque del rivestimento. Se già accade con il porfido – prosegue Urbani –, succederà lo stesso con la pietra piasentina e sarà peggio perché le lastre si spaccheranno e sarà da buttare».

Lo stesso accadrà in caso di interventi di manutenzione ai servizi interrati, tra acquedotto, fognatura, rete energetica, gas, luce e impianti telefonici, dove le maestranze saranno costrette a spaccare la pietra nel punto in cui si verificherà il disservizio e il ripristino sarà sicuramente più difficoltoso rispetto a una manutenzione sul porfido.

«Ma poi perché buttare tutto quel porfido – si chiede l’architetto –. Che fine farà tutto questo materiale? È comunque uno spreco». Inoltre la pietra piasentina, anche se di pregevole aspetto, essendo un materiale carbonatico e calcareo, è molto fragile in corrispondenza soprattutto delle venature quarzifere e gli agenti atmosferici tendono a renderne liscia la superficie, precisa ancora Urbani, richiedendo a distanza di poco tempo interventi di ribocciardatura per evitare ai pedoni di scivolare. «Dopo tre o quattro anni toccherà rimetterci mano – argomenta – e non è da sottovalutare nemmeno l’effetto della pioggia, che la rende ancora più scivolosa».

E poi via Mercatovecchio, nella connotazione storica della città, rappresenta il luogo del mercato e l'impostazione voluta dall'attuale giunta, a detta del professionista, scardina la sua naturale vocazione. «Le panchine non sono adatte, nemmeno le statue e le fontane: un arredo urbano che altera il centro storico, quando invece vedrei in piazza Libertà un’immensa spianata di verde, magari con al centro la statua di Pomodoro – sottolinea Urbani, che preferirebbe rivedere anche la via ripavimentata con lo stesso porfido dopo gli interventi nel sottofondo –. E comunque i lavori interesseranno la via sino a piazza Libertà, che rimarrà com’è. Il risultato di questo intervento deve invece rappresentare un unicum con la piazza e l'intera riqualificazione va inquadrata nel suo insieme – conclude –. collegando il centro storico e piazza Primo Maggio. Ma, come sempre, si tratta di un problema di metodo, che richiede una visione più ampia e non sul singolo intervento che spezzerà l’armonia del centro storico». (g.z.)

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