L’architetto Remigio Urbani: «La piasentina non adatta E che fine farà il porfido?»

La pietra piasentina di via Mercatovecchio rischia di fare la stessa fine di quella posata a Gemona nell’agosto del 1992, che cinque anni dopo venne sostituita con il porfido perché inadatta e pericolosa. Ma prima di sbizzarrirsi nella scelta di qualsiasi rivestimento per la pavimentazione della strada del vecchio mercato, occorre fare un passo indietro e occuparsi del sottofondo della via, sul quale, se non s’interverrà, si ripresenteranno disagi indipendentemente dal tipo di lastricato.
A sollevare il problema è l’architetto Remigio Urbani, nato a Gemona ma udinese da ormai 40 anni, che si inserisce nella tormentata querelle sulla pietra piasentina invitando l’amministrazione e i tecnici a prendere in considerazione un aspetto non secondario della questione, che riguarda principalmente la base di cemento sulla quale poggia il rivestimento. L’attuale fondo di via Mercatovecchio è costituito infatti da una soletta in cemento, sopra cui è stato posto uno substrato di sabbia, sul quale, a sua volta, poggia il porfido che, però, in alcuni punti ha ceduto.
«Manca un sistema di drenaggio nel sottofondo – spiega l’architetto –: l’acqua filtra sotto la pietra e si satura, formando con la sabbia una poltiglia semi liquida che porta a un'instabilità del terreno e dunque del rivestimento. Se già accade con il porfido – prosegue Urbani –, succederà lo stesso con la pietra piasentina e sarà peggio perché le lastre si spaccheranno e sarà da buttare».
Lo stesso accadrà in caso di interventi di manutenzione ai servizi interrati, tra acquedotto, fognatura, rete energetica, gas, luce e impianti telefonici, dove le maestranze saranno costrette a spaccare la pietra nel punto in cui si verificherà il disservizio e il ripristino sarà sicuramente più difficoltoso rispetto a una manutenzione sul porfido.
«Ma poi perché buttare tutto quel porfido – si chiede l’architetto –. Che fine farà tutto questo materiale? È comunque uno spreco». Inoltre la pietra piasentina, anche se di pregevole aspetto, essendo un materiale carbonatico e calcareo, è molto fragile in corrispondenza soprattutto delle venature quarzifere e gli agenti atmosferici tendono a renderne liscia la superficie, precisa ancora Urbani, richiedendo a distanza di poco tempo interventi di ribocciardatura per evitare ai pedoni di scivolare. «Dopo tre o quattro anni toccherà rimetterci mano – argomenta – e non è da sottovalutare nemmeno l’effetto della pioggia, che la rende ancora più scivolosa».
E poi via Mercatovecchio, nella connotazione storica della città, rappresenta il luogo del mercato e l'impostazione voluta dall'attuale giunta, a detta del professionista, scardina la sua naturale vocazione. «Le panchine non sono adatte, nemmeno le statue e le fontane: un arredo urbano che altera il centro storico, quando invece vedrei in piazza Libertà un’immensa spianata di verde, magari con al centro la statua di Pomodoro – sottolinea Urbani, che preferirebbe rivedere anche la via ripavimentata con lo stesso porfido dopo gli interventi nel sottofondo –. E comunque i lavori interesseranno la via sino a piazza Libertà, che rimarrà com’è. Il risultato di questo intervento deve invece rappresentare un unicum con la piazza e l'intera riqualificazione va inquadrata nel suo insieme – conclude –. collegando il centro storico e piazza Primo Maggio. Ma, come sempre, si tratta di un problema di metodo, che richiede una visione più ampia e non sul singolo intervento che spezzerà l’armonia del centro storico». (g.z.)
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