L’appello: riattivare l’ospedale dopo il caso in guardia medica

L’opposizione: la morte del 60enne evidenzia l’assenza di servizi per l’emergenza Il sindaco: la Regione assicura che il Punto di primo intervento sarà riaperto
Lucia Aviani
Cividale 27 Giugno 2020. Flash-mob per riaprire il pronto soccorso dell'ospedale. © Foto Petrussi
Cividale 27 Giugno 2020. Flash-mob per riaprire il pronto soccorso dell'ospedale. © Foto Petrussi

CIVIDALE

La drammatica fine del 60enne Slobodan Ocokoljic, morto domenica sera poco dopo l’arrivo nella postazione della guardia medica, riaccende il dibattito sulle sorti del presidio sanitario, da mesi al centro del confronto politico perché ancora privo del punto di primo intervento, richiuso lo scorso ottobre (dopo qualche settimana di ritrovata attività) all’acuirsi della pandemia.

«La tragica vicenda occorsa – dichiarano i tre capigruppo della minoranza consiliare, Fabio Manzini, Emanuela Gorgone e Alberto Contento – è un forte campanello d’allarme ed evidenzia l’impellenza della riapertura, non più rinviabile, del Punto di primo intervento». Oggi, lamentano gli amministratori, l’ospedale «è completamente sguarnito di personale e della strumentazione necessaria per far fronte a qualsiasi emergenza possa presentarsi». «La promessa di una riapertura dell’ex reparto di medicina a settembre, con nuove modalità non ancora completamente delineate – concludono –, non è per nulla soddisfacente. Bisogna riattivare al più presto il Ppi, con il reparto di medicina a supporto, in collegamento con l’hub udinese: chi ha a cuore la salute dei cittadini di Cividale e Valli si unisca al nostro appello per chiedere all’assessore regionale alla sanità Riccardo Riccardi che ciò avvenga quanto prima».

La rassicurazione arriva dal sindaco Daniela Bernardi, che nella prima mattinata di ieri ha avuto un colloquio telefonico con il governatore Massimiliano Fedriga e con lo stesso Riccardi: «La riapertura del Ppi – dice – è garantita al 100% e avverrà con personale medico e infermieristico qualificato per gestire l’emergenza». E proprio lì sta l’ostacolo del momento, perché «c’è difficoltà a reperire professionisti dotati delle competenze necessarie a far sì che il servizio risponda pienamente alle esigenze di salute e di sicurezza del territorio», spiega la prima cittadina, invitando a non strumentalizzare la triste vicenda della scomparsa del 60enne. «Alla sua famiglia – conclude – giunga la nostra vicinanza».

Massima attenzione alla questione ospedale promette il consigliere Fvg Elia Miani, che ribadisce come il nodo stia nelle disponibilità di personale. Dai vertici dell’AsuFc, intanto, arriva la precisa ricostruzione cronologica del dramma di domenica: «La chiamata alla guardia medica – dettaglia il direttore generale Denis Caporale – è arrivata alle 20.50 e dieci minuti dopo il paziente è stato accolto in struttura. L’ambulanza è stata allertata alle 21.19 ed è giunta da San Pietro al Natisone alle 21.30, orario in cui il paziente era ancora cosciente. È stato richiesto l’intervento dell’automedica, sopraggiunta alle 21.50: da quel momento e fino alle 22.35 è stata tentata la rianimazione. Pur non conoscendo la causa scatenante dell’evento infausto, dalla sequenza si desume che si è trattato di un intervento da codice rosso, dunque non gestibile in un Ppi, ma esclusivamente in un pronto soccorso». —



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