L’allocco degli Urali un alleato nel contenimento dei roditori

LA CURIOSITà
Nella lotta alla diffusione di topolini, ratti e pantegane, Gorizia può contare anche su un alleato in più, e non necessariamente tra i più scontati. Molti non sanno infatti (e sicuramente non è cosa particolarmente nota ai non addetti ai lavori) che Gorizia e il suo territorio sono una delle stazioni di nidificazione più occidentali dell’Allocco degli Urali, un grande rapace notturno della famiglia Strigidae che si ciba – anche e prevalentemente – proprio di arvicole, topi e altri mammiferi di piccola e piccolissima taglia.
Questo uccello è diffuso nella parte orientale della Scandinavia e poi in tutta l’Asia settentrionale, dalla Russia al Giappone, mentre nel sud dell’Europa la sua presenza è rilevata soprattutto nella zona dei Carpazi e delle Alpi Dinariche. E a Gorizia – così a ovest rispetto alle sue abitudini – cosa ci fa l’Allocco degli Urali? «La nostra città è sostanzialmente una delle ultime, o forse l’ultima, stazione, arrivando da est, nella quale è stata rilevata la sua presenza – osserva l’assessore comunale all’Ambiente Francesco Del Sordi –. È un aspetto curioso e interessante, che forse non in molti conoscono, e che dice tanto dell’ambiente goriziano. Questo tipo di uccello, anche per le sue dimensioni, ha bisogno di grandi aree verdi e soprattutto di alberi imponenti e cavi, per trovare un habitat ideale in cui vivere. E questi sono elementi che gli Allocchi degli Urali possono trovare a Gorizia, spingendosi sin qui dall’altipiano di Tarnova, in Slovenia, o ancora da più lontano, dai Balcani».
Aree, quelle dei boschi e delle alture poco oltreconfine, nelle quali il rapace ha potuto trovare moltissimo cibo, anche e soprattutto negli ultimi mesi, caratterizzati – come abbiamo raccontato – da un aumento della popolazione di topolini, dettata in gran parte dalle particolari condizioni meteorologiche dell’ultimo inverno. Un fenomeno che ha destato preoccupazione in Slovenia, così come in Austria, e di rimando anche nella nostra regione, pure per la diffusione di focolai della cosiddetta “febbre del topo”. —
M. B.
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