L’allarme dei farmacisti: le mascherine a 50 cent sono ormai introvabili

La denuncia del presidente dell’Ordine, Beltrame: «Esaurite quelle chirurgiche» Roma non ha previsto finora forniture ad hoc per le rivendite al dettaglio



Si trovano ancora in qualche supermercato. Ma dalle farmacie, assicura la categoria, sono praticamente sparite. Le mascherine chirurgiche «non si trovano più», spiega il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Udine, Gabriele Beltrame.



E quindi, alla prova dei fatti, vengono meno le condizioni di base per il patto di ferro che il governo aveva idealmente stretto con i cittadini, indicando il prezzo “sociale” di 50 centesimi (più 11 di iva) per la vendita dei dispositivi di protezione individuale più comuni, ormai irrinunciabili compagni di viaggio quotidiani.

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«Non è il commissario a dover rifornire le farmacie né i loro distributori, né si è mai impegnato a farlo – ha detto ieri il commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcur –. Né sono io a dover rifornire Confcommercio, Conad Federdistribuzione eCoop. Il commissario si è impegnato a integrare le forniture, ove sia possibile, che queste categorie si riescono a procurare attraverso le loro reti. Non posso non mandare le mascherine agli ospedali per mandarli alle farmacie».


 

Che restano senza le mascherine da vendere a prezzo calmierato: «Noi dalla vendita dei presidi non vogliamo guadagnare – premette Beltrame –. A noi interessa garantire il servizio a favore dei cittadini, ma in questo momento non siamo in grado di poterlo svolgere neppure gratuitamente, questo è l’aspetto più grave».

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Il presidente dei farmacisti friulani spiega che «dai canali indicati dalla struttura commissariale non è stato possibile attingere alle mascherine: in queste settimane abbiamo dato fondo alle scorte che avevamo in magazzino o che i colleghi hanno ordinato e ricevuto in questi giorni». Mascherine acquistate quasi sempre a un prezzo nettamente superiore a quello indicato dal commissario: «I fornitori continuano a proporcele a 90 centesimi – aggiunge ancora Beltrame –. Il problema è che al contrario di quanto accaduto per quelle acquistate prima della decisione di fissare un prezzo massimo, ora non avremmo diritto al ristoro della differenza».



Nell’ordinanza firmata da Arcuri, che segue l’accordo tra la struttura commissariale e le associazioni di categoria, si legge infatti chiaramente che «tutte le mascherine chirurgiche acquistate dalle farmacie dal 1° aprile 2020 ad un prezzo unitario superiore a 0,40 euro più e vendute dal 27 aprile 2020 al prezzo imposto di 50 centesimi più iva e tutte le mascherine chirurgiche ordinate dalle farmacie dal 20 aprile ad un prezzo unitario superiore a 40 centesimi più iva, e che risultano introdotte in magazzino fino alle ore 23.59 del 3 maggio».



I grossisti continuano a proporre le mascherine chirurgiche ai dettaglianti, pure con limitazioni: nei giorni scorsi i farmacisti friulani hanno ricevuto la proposta di un agente che opera per una ditta specializzata nella distribuzione di presidi sanitari che proponeva l’acquisto delle classiche chirurgiche al solito prezzo di 90 centesimi, con un tetto massimo di tre confezioni per farmacista.

Sugli scaffali delle farmacie restano disponibili le mascherine Ffp2 e Ffp3 e quelle in stoffa riutilizzabili, che hanno caratteristiche completamente diverse rispetto alle monouso chirurgiche, più richieste dai clienti.

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