L’addio di Suber al Pd: il renzismo non fa per me

Militante nel partito fin dalla sua fondazione è nelle segreterie cittadina e provinciale: «Non mi rassegno al pensiero unico, nessuna formazione politica mi rappresenta»

UDINE. «Addio Pd. In questo partito non mi riconosco più». Anche la segreteria cittadina ha il suo Cofferati: iscritto pochi mesi dopo la fondazione del Partito democratico, Pierpaolo Suber, ha deciso di restituire la tessera. «Non condivido molte cose che la segreteria guidata da Matteo Renzi sta portando avanti come preludio al Partito della Nazione» spiega Suber escludendo, al momento, il suo passaggio in un’altra forza politica.

«Lo farò - puntualizza - solo se ci sarà un progetto di ricostituzione della sinistra italiana. Ora non entro in alcuna formazione politica perché, come credo succeda a molti italiani che non vanno a votare, non c’è una formazione politica che mi rappresenta».

Civatiano della prima ora, Suber da componente della segreteria cittadina e provinciale (fino al 2013 anche di quella regionale) è sempre stato un attivista indiscusso: in veste di coordinatore del Forum cittadino territorio e ambiente ha affrontato le tematiche più spinose, non ultima la pedonalizzazione di via Mercatovecchio.

Con la decisione di uscire dal Pd combatte da tempo: «Cercando - spiega - ogni giorno una ragione che giustificasse un compromesso sempre più arduo con i miei ideali, i miei principi, la mia dignità di persona e di militanti». Finora a trattenere Suber nel Pd sono stati «il lavoro svolto a livello cittadino e il rapporto di correttezza, reciproca, con il segretario cittadino, Enrico Leoncini».

Un’appartenenza quella al partito di Renzi contraddittoria «resa esausta - scrive Suber nella lettera indirizzata a Leoncini, al segretario provinciale Massimiliano Pozzo, e al presidente dell’assemblea regionale Salvatore Spitaleri - dagli ultimi, per me inaccettabili, accadimenti». Suber non si riferisce «al clima grave del partito nazionale che tra insulti e ostracismi assortiti ha distrutto il senso di comunità politica» e tantomeno «ai fatti liguri e all’indecente comportamento di segretario e vicesegretari del Pd nei confronti di Sergio Cofferati». Suber non li cita con nomi e cognomi, ma tra i vicesegretari Cofferati ha chiamato in causa più volte anche Debora Serracchiani.

L’attivista Pd si riferisce, invece, «al processo, che si delinea sempre più come un progetto, il cui sbocco naturale sarà l’uscita dalla democrazia parlamentare, un processo in cui anche l’opposizione interna al partito si aggrappa a emendamenti su questioni secondarie, come le preferenze». Suber insomma boccia la politica renziana paragonando la nuova legge elettorale alla legge-truffa e delineando il cosiddetto Partito della Nazione come «una specie di Democrazia Cristiana orfana della legittimazione popolare e interclassista propria del partito degasperiano e moroteo».

Nella missiva, Suber si scusa con i colleghi del Forum che lo sollecitano a restare e aggiunge: «Non posso rassegnarmi all’omologazione “culturale” delle lady like ossequiose al capo, al pensiero unico, al mantra di un futuro sempre enunciato e mai delineato».

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