La vita altrove, ma il cuore resta in Friuli

MAJANO. Forse quello di oggi è molto diverso dal Friuli che hanno lasciato quando, spinti dalla miseria, partivano con in testa quel “anin o varin fortune”. Ma il Friuli rimane per tutti la casa, la Patria, il posto in cui tornare. Tra Ragogna e Majano ieri gli eventi della seconda e ultima giornata della Convention annuale dell’Ente Friuli nel mondo.
Una location non casuale quella dei tre comuni della collinare: a spingere verso la sua “terra”, Mario Collavino, costruttore originario proprio di Muris di Ragogna a cui si deve la ricostruzione di Ground Zero a New York.
E proprio da Muris è iniziato l’incontro annuale dei friulani nel mondo con l’esibizione del Corpo bandistico I Cjastinârs, la deposizione della corona sul monumento dell’emigrante – donato dai Collavino - e la Messa celebrata dall’arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzocato.
Molto partecipata la giornata, culminata col pranzo sociale che ha avuto luogo nello stabilimento della Snaidero Cucine. Quei luoghi che, aveva riferito il presidente Edi il giorno prima, furono rasi al suolo nel ’76: «Mio papà aveva trasferito tutte le maestranze negli stabilimenti di Ampezzo e Portogruaro e in 8 mesi ricostruì l’azienda». E proprio tra quelle storiche mura, il momento conviviale.
Quei friulani partiti con tante speranze e nulla di più si sono realizzati, in qualche caso sono diventati qualcuno. Hanno famiglie, nipoti ai quali hanno saputo trasmettere la friulanità. Elena e Fabio Lunari, 41 e 36 anni, sono nati in Belgio, a emigrare i nonni da Lestans con il loro papà Gino, nato a Sequals, che quando sono partiti aveva solo 2 anni. Ma quest’anno che papà non è potuto venire, da Charleroi ci sono loro.
«Negli anni in cui era giovane – raccontano – c’erano vie intere solo di friulani, in cui c’erano al massimo un paio di famiglie belga. Adesso ci siamo un po’ dispersi». È partito piccolino da Pozzuolo del Friuli anche Adriano Versolato, classe 1946, che oggi vive a Parigi.
«Sono partito nel 1953 con mia mamma – racconta – perché mio papà era partito nel ’46 e noi lo abbiamo raggiunto. Ho studiato e per tutta la vita ho lavorato nel settore dell’acciaio. Tanti i friulani a Parigi, tanti dalla Carnia che avevano soprattutto imprese edili che però oggi le hanno tutte vendute ai portoghesi che hanno più fame di loro».
Vive a Liegi in Belgio Annalisa De Lorenzi, classe 1951, originaria di Orcenico Superiore. «I miei genitori hanno fatto avanti e indietro dal Belgio – ricorda – ma avevano deciso di rimanere in Friuli. Quando io avevo 5 anni la mamma è morta e papà con due di noi 6 figli è dovuto ripartire. Noi bambine siamo state messe nel collegio femminile, il fratellino in quello maschile a Lignano.
Poi è morto anche papà e quando mia sorella si è sposata ci ha preso con sé in Belgio». Anche Emma Petrucco è nata in Friuli a Fanna nel 1955 ma a soli due anni con la mamma è partita alla volta di Battle Creek, Michigan, per raggiungere il papà, fondatore del Fogolâr furlan del Michigan: «Vivere in casa nostra – racconta la signora, vestita con l’abito tipico di Fanna – era come stare in Friuli: parlavamo solo friulano in casa».
Cristina Lambiase, gemonese, dopo gli studi in Friuli a 26 anni è emigrata in Cina dove ha lavorato 6 anni per l’Enit. Nel 2009 ha lasciato la carriera pubblica per occuparsi del settore del turismo di lusso. Oggi vive a Pechino ed è presidente del Fogolar furlan di quella città.
«Nelle grandi capitali orientali – ha detto – oggi emigrano i millenials. A loro ma anche a quelle aziende che decidono di approdare in quei mercati non manca il supporto dei Fogolars».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto