La visita del prefetto al testimone delle foibe

Latisana: Zappalorto ha consegnato a Comand l’onorificenza di commendatore  Il rappresentante del Governo: «Persone come lei sono monumenti storici»

LATISANA. Hanno chiacchierato seduti uno accanto all’altro per oltre un’ora; la guerra, le foibe, l’Istria, l’esodo. Pagine di storia lontane più di settant’anni, che ieri pomeriggio in un salotto di Latisana sembravano episodi accaduti solo qualche giorno fa, riferiti con la lucidità e la commozione che solo chi li ha vissuti riesce ancora a suscitare, nonostante il tempo trascorso. Come due vecchi amici, a loro volta rapiti dalle emozioni.

A ricordare l’ufficialità di quell’incontro un Tricolore, steso vicino e una pergamena a firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e controfirmata dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

Un pomeriggio carico di emozione quello vissuto ieri da Giuseppe Comand, insignito del titolo di Commendatore della Repubblica come ultimo testimone oculare delle operazioni di recupero delle salme degli italiani infoibati in Istria, che ha ricevuto la visita del Prefetto di Udine, Vittorio Zappalorto, incaricato dal Presidente della Repubblica di consegnare a Comand l’onorificenza, dal momento che lui, 98 anni fra quattro mesi – ci tiene a precisare – non se la sentiva proprio di andare fino a Roma nonostante l’enorme gratificazione provata alla notizia di esser stato insignito di tale titolo.

Un’onorificenza che Giuseppe Comand continua a ripetere di non meritare ritenendo di aver svolto solo il suo dovere, sempre.

«È troppo per me» ha confessato con gli occhi lucidi e la voce tremante anche ieri al Prefetto, prima di ricevere l’attestato di Commendatore alla Repubblica.

«Persone così sono veri e proprio monumenti storici – ha commentato il Prefetto, Vittorio Zappalorto, a sua volta emozionato dall’incontro – sono testimoni di una pagina tragica i cui ricordi sono ancora vivi e noi ci inchiniamo e ascoltiamo. Dobbiamo prender esempio per quanto queste persone hanno fatto – ha aggiunto il Prefetto – sono stati bravi militari e bravi cittadini al loro rientro».

Poi la macchina dei ricordi si è messa in moto, vicende, persone, dettagli perfino qualche episodio in grado di strappare un sorriso, nonostante la drammaticità di quanto accadeva dopo l’8 settembre del 1943, «settantamila soldati italiani abbandonati in Croazia dai gerarchi dell’esercito scappati», ha raccontato Comand, prigioniero di guerra a Pola e per questo aggregato ai Vigili del Fuoco Croati nelle prime operazioni di recupero delle salme dalle foibe di Pisino e Albona.

Troppo poco un’ora per raccontare tre anni di prigionia, vissuti accanto al dramma di una terra come quella d’Istria abbandonata a sé stessa. «Torno a trovarla – è stato il commiato del Prefetto – perché mi piace la storia raccontata da chi l’ha vissuta in prima persona».

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