La sartoria Chiussi ha 150 anni cinque generazioni di stili e stoffe

la storiaNicoletta SimoncelloLa sartoria Chiussi, storico atelier udinese, compie 150 anni. Oggi, a soffiare sulle candeline, sarà Giorgio Chiussi.L’atelier friulano dall’anima cosmopolita, che...

la storia

Nicoletta Simoncello

La sartoria Chiussi, storico atelier udinese, compie 150 anni. Oggi, a soffiare sulle candeline, sarà Giorgio Chiussi.

L’atelier friulano dall’anima cosmopolita, che divenne fin da subito punto di riferimento per la borghesia e la nobiltà del Nordest italiano, è nato nel 1868. Luigi, Antonio, Giorgio, Mario e Giorgio. Sono i nomi che personificano il blasone Chiussi: cinque generazioni che si sono susseguite nel tempo.

«Per decenni la tendenza collettiva ha teso all’omologazione: imperativo il marchio bene in vista. Ultimamente, invece, riaffiora lo stile personale. Qualità e personalità acquistano importanza, a discapito del brand», spiega Giorgio Chiussi. Il “su misura”, che ha contraddistinto l’Italia del passato, ha quindi di nuovo un futuro.

Seppur strizzando l’occhio al presente, nel laboratorio di via Tiberio Deciani 115, il tempo sembra essersi fermato. Con un ancora gettata nella tradizione, Giorgio è in costante ricerca del rinnovamento. Il Dandy, la sua ispirazione. Gabriele D’Annunzio in persona, è stato infatti uno tra i principali clienti della sartoria. «Spesso – dice – mi piace riconsiderare i modelli creati per il Vate, riadattandoli alle tendenze attuali».

Oltre ai più adulti, clienti dell’atelier sono anche i giovani. Molte volte infatti, il Frac viene sdoganato: giacca e jeans a rimpiazzarlo. «È necessario saper rubare e trasformare. Ogni stile racconta una storia e ogni creazione è a sé, esclusiva. E la preziosità dell’abito merita i tessuti migliori: Drapers, Scabal, Guabello. E ancora i lini di Irlanda, e i cotoni di Egitto e Giappone, sono la selezione che Chiussi propone. L’eccellente offerta è testimoniata dagli acquirenti che negli anni hanno frequentato il laboratorio: alti ufficiali del Regno d’Italia, politici, letterati e artisti. Per non dimenticare personaggi quali Toni Servillo, Stefano De Martino e Alessandro Tersigni. «Gente molto diversa ma squisita». racconta.

Chiussi lavora a stretto contatto con le persone, e a capirle ci mette il tempo di uno sguardo. «La relazione che si insatura con il cliente è la parte migliore in assoluto. Se con l’indossare l’abito spunta anche il sorriso, la mia soddisfazione è piena. Mi piace pensare che il mio atelier sia anche uno spazio d’incontro per una chiacchiera e poi, se ci scappa anche l’abito… chissà?», scherza. Innamorato di Udine, la definisce come «una cittadina molto elegante, anche se adesso vive alterne fortune». Nonostante il legame con il capoluogo, Giorgio nutre una forte passione per Vienna. «È una città raffinata e anacronistica, l’etichetta è ancora importante. Ad oggi, il mio sogno nel cassetto – svela – è di aprirvi un mio atelier».

«Una formazione specialistica è fondamentale, l’esperienza è però impagabile – conclude–. I giovani di oggi dovrebbero essere più umili e disposti ad imparare, senza la pretesa di stipendi faraonici e domeniche libere. La gavetta è fondamentale». —



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