La risonanza magnetica è un viaggio in astronave

Il progetto di Abio: attraverso il gioco si preparano i piccoli pazienti all’esame.  Un percorso di simulazione dell’esame in una stanza speciale di Pediatria

UDINE. Un pirata dello spazio, Tac, e una principessa, Tic, come compagni d’avventura, un’astronave colorata, rumorosa e pronta a decollare. Si viaggia con la fantasia e ci si rilassa prima di partire: in pochi giorni si va in orbita e si conquista il diploma di astronauta.

Giocare con una risonanza magnetica – uno degli esami non invasivi tra i più complicati da affrontare per i bambini – potrebbe sembrare impossibile: invece l’associazione per il bambino in ospedale, decisa ad alleviare le sofferenze dei bimbi attraverso l’umanizzazione dell’ospedale, ci è riuscita dando vita al progetto “Risonanza magnetica nucleare a misura di bambino”. L’iniziativa, che ha coinvolto il reparto di Pediatria e il reparto di Risonanza Magnetica Nucleare dell’Ospedale di Udine, è stata presentata ieri al padiglione 7 dalla vicepresidente dell’Abio, Paola Caselli, alla presenza del vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi.

Tutto nasce da un percorso di simulazione dell’esame della risonanza magnetica in una stanza speciale della Clinica di Pediatria. Qui, con un racconto fiabesco (la storia di Tac e Tic è stata disegnata da Vanessa Padovani e realizzata da Andrea Dalla Costa) e un supporto sonoro, che ricorda il rumore del macchinario, i volontari dell’Abio abituano i bambini all’esame radiologico con lo scopo di evitare o limitare la sedazione.

«Alcuni giorni prima dell’esame, i bimbi vengono accompagnati nella stanza di simulazione dove, immersi in un mondo da fiaba, giocano, tenendo sempre in sottofondo il rumore che emette il macchinario vero e proprio, per abituarli alla situazione che affronteranno – spiega Caselli –. Il piccolo paziente poi viene fatto entrare “nell’astronave” dove gli viene raccomandato di rimanere fermo per 15 minuti. Una volta uscito gli viene donato un orsetto che potrà fargli compagnia anche nel corso dell’esame reale».

Il percorso simulato si conclude nel reparto dove trova spazio il macchinario vero, ma ricoperto con le stesse illustrazioni colorate: il premio finale è il diploma d’astronauta. «Lasciarsi coinvolgere in una storia di fantasia rende i pazienti più rilassati e ci permette di limitare o ridurre la sedazione.

È un aspetto fondamentale per eseguire l’esame correttamente soprattutto quando si tratta della valutazione di aspetti neurologici, per cui i pazienti devono essere svegli – spiega Paola Cogo, direttore della Clinica Pediatrica, che insieme a Serena D’Agostini della Neuroradiologia e al responsabile tecnico, Sergio Codutti, ha voluto il progetto –. Ad oggi abbiamo provato la simulazione con una decina di bambini e il riscontro è positivo».

Abio, che ha realizzato il progetto grazie alle donazioni accumulate nel corso degli anni, ha voluto anche donare al reparto di Neurologia un kit di cuffiette amagnetiche utili ad allontanare il rumore del macchinario della risonanza con la musica. A testimoniare l’ottimo lavoro di Abio c’era anche Antonio Fantin, classe 2001, campione del mondo di nuoto nei 400 metri stile libero alle Paralimpiadi di Messico 2017. «Avevo 3 anni e mezzo quando sono stato costretto a fare le prime risonanze, ma mi comportavo abbastanza bene per evitare di essere sedato – ricorda –. Questa iniziativa permette ai bambini di vivere un’esperienza come quella dell’ospedale, non positiva, in modo più sereno».


 

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