La rapina in villa a Tamai, il commando cercava i soldi della liquidazione

Locali a soqquadro, caccia alla «cassaforte grande». Sospetti su una spiata. Inquirenti al lavoro su video e impronte. Il ferito, operato, sta migliorando

BRUGNERA. I soldi della liquidazione che Giuseppe Verardo aveva appena incassato, dopo una vita di lavoro come ragioniere contabile per il gruppo Maronese. Ecco quello che verosimilmente si aspettavano di trovare i rapinatori mascherati e armati che hanno attuato il blitz all’alba di venerdì nella villa della famiglia Verardo a Brugnera.

Erano le 6.15 e il 76enne Giuseppe, pensionato da pochi mesi, si apprestava a fare colazione assieme alla moglie 73enne Mariangela Pivetta, titolare dell’azienda agricola Julia di Brugnera, e del figlio Massimo Verardo, imprenditore 49enne dell’Ardeco di Fontanafredda che opera nel settore dell’arredobagno.

Un particolare, quello della liquidazione appena riscossa, di cui i carabinieri impegnati nelle indagini stanno tenendo conto per ricostruire il contesto dell’incursione e gli obiettivi del commando. La banda si aspettava evidentemente di trovare un “tesoro”, all’interno della villa di via Julia 4. Non a caso hanno malmenato Massimo, colpendolo alla testa con il calcio di una pistola: «Vogliamo i soldi».

E poi: «Diteci dov’è la cassaforte grande». Hanno legato e imbavagliato i tre e hanno rovistato per tutta la casa. Le stanze, all’arrivo dei carabinieri, erano completamente sottosopra.

Non potevano accontentarsi dei duemila euro in contanti e della manciata di monili in oro custoditi nella piccola cassetta di sicurezza della camera da letto e che hanno costituito la magra refurtiva. Erano convinti che nella villa dei Verardo ci fosse ben altro.

Viene da chiedersi, ovviamente, come facessero a sapere che l’uomo aveva appena ricevuto la liquidazione. In che contesto è maturata la “spiata”? In che modo i rapinatori hanno acquisito quelle apparenti certezze sul fatto che nella casa si trovassero quantitativi consistenti di denaro in contanti? Una convinzione tale da spingerli a mettere in atto con spietata determinazione il piano criminoso - con gli inevitabili rischi connessi – pur di mettere le mani su un “tesoro” che alla prova dei fatti è risultato non esserci.

Interrogativi inquietanti, così come inquietanti restano i punti in comune con la rapina nella villa del mobiliere sacilese Giovanni Polesello dello scorso 14 settembre, titolare proprio del mobilificio Maronese, dove Giuseppe Verardo ha lavorato per tanti anni.

I rapinatori di Tamai: «Voi italiani lavorate. Noi vi rubiamo tutto»

Tutti aspetti al vaglio dei carabinieri della Compagnia di Sacile e del nucleo investigativo dei carabinieri che ieri hanno raccolto elementi ritenuti interessanti per le indagini grazie ai rilievi scientifici effettuati sulla Peugeot 207 che i rapinatori avevano rubato nella villa di Verardo. Con il telecomando all’interno dell’auto avevano aperto il cancello ed erano fuggiti verso lo svincolo autostradale di Fontanafredda, che dista un paio di chilometri.

Nella fase iniziale della fuga, in via Levada, la Peugeot si era però schiantata contro il guardrail. I malviventi, illesi, erano scesi e avevano continuato la fuga su un’altra auto. La Peugeot è stata così posta sotto sequestro ed è stato possibile analizzarla per cercare tracce utili ad identificare i rapinatori. Sono oggetto di esame anche le immagini di tutte le telecamere posizionate lungo il possibile itinerario di fuga dei criminali, comprese quelle autostradali.

Intanto Massimo Verardo, che all’arrivo dei carabinieri nella villa era sanguinante e con un occhio nero, è stato sottoposto l’altra notte ad intervento chirugico dall’équipe dell’ospedale di Udine. Nel primo pomeriggio di venerdì, dopo la tac e le radiografie al Santa Maria degli Angeli, era stato trasportato d’urgenza al reparto di neurochirurgia del capoluogo friulano: le conseguenze fisiche dalla violenta aggressione si erano rivelate infatti più gravi di quanto sembrasse in un primo momento.

Gli esami diagnostici hanno permesso di evidenziare una lesione della scatola cranica con ematoma cerebrale. L’intervento chirurgico è perfettamente riuscito. Ieri il 49enne è stato trattenuto in osservazione ma non è in pericolo di vita. Appena le sue condizioni lo permetteranno sarà sentito dai carabinieri.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto