I rapinatori di Tamai: «Voi italiani lavorate. Noi vi rubiamo tutto»

Brugnera per tanti anni è stata forza trainante, assieme a Prata e Pasiano, del distretto del Mobile. Una realtà dove il lavoro instancabile ha sempre rappresentato una filosofia di vita.
Dal facoltoso imprenditore al più umile degli operai, l’esistenza quotidiana era ed è sinonimo di impegno e sacrificio, anche in un periodo come quello attuale in cui la crisi ha colpito duramente la zona al confine con il Veneto.
Lavoro e senso di responsabilità sono nel Dna di questa terra. Ecco perché la rapina nella villa di Brugnera di Giuseppe Verardo non colpisce solo la famiglia dell’ex manager amministrativo del gruppo Maronese. Rappresenta uno schiaffo morale per un intero territorio, per tutto il Friuli occidentale.
La dimostrazione di come una vita di lavoro possa venir stravolta in pochi minuti dall’incursione nella quiete domestica di un manipolo di malviventi senza scrupoli.
Nella casa di via Julia a Brugnera così come nella villa-fortezza del mobiliere sacilese Giovanni Polesello, titolare proprio del mobilificio Maronese.
Anche perché a rendere tutto più difficile da sopportare, questa volta, c’è una frase che uno dei rapinatori ha rivolto alla moglie di Giuseppe, Mariangela, legata e imbavagliata: «Voi italiani lavorate pure, tanto poi arriviamo noi e vi portiamo via tutto».
Parole proferite con tono beffardo e sprezzante. Una frase che si è impressa nella mente di Mariangela, che ieri l’ha subito riferita ai carabinieri.
Per la donna, tuttora titolare di un’azienda agricola di Brugnera specializzata nella coltivazione di mais e frumento, quella frase che ha oltraggiato un’intera vita di lavoro ha lasciato un segno dentro, più doloroso dei maltrattamenti subiti.
La dignità ferita. Uno stato d’animo che innumerevoli lavoratori friuliani potranno sicuramente riuscire a comprendere, mettendosi nei panni della sfortunata 73enne.
«Come mi sento adesso? Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, qui in casa mia – ha ammesso ieri Giuseppe Verardo, cercando di spiegare quella sensazione di oltraggio morale percepita –. Il mio stato d’animo è quello che provai in settembre per la rapina a casa Polesello. Tanta rabbia. Una persona lavora e si sacrifica per tanti anni, dalla mattina alla sera, e poi succedono cose del genere».
Quella frase piena di disprezzo e derisione ha colpito anche i carabinieri e rappresenterà ulteriore benzina motivazionale per alimentare il già massiccio sforzo investigativo profuso fin dai primi momenti dai militari dell’Arma.
Le indagini coinvolgono i carabinieri del Norm di Sacile, intervenuti per i rilievi, e il nucleo investigativo di Pordenone. Sul posto c’erano il comandante della Compagnia, capitano Michele Grigoletto, e il comandante della stazione sacilese, luogotenente Alessandro Battistella.
Sul luogo della rapina sono intervenute in un primo momento anche la squadra mobile e le volanti della polizia.
Quanto accaduto ieri sembra potersi inquadrare in un unico filone investigativo rispetto alla rapina del 14 settembre nella villa di famiglia del noto imprenditore sacilese Polesello, per il quale Verardo ha lavorato molti anni.
Anche in quel caso un blitz mattutino, alle 7.20. Si erano introdotti nella villa, la cui facciata posteriore dà direttamente sul Livenza, sei rapinatori a volto coperto con i passamontagna, armati di pistola.
Avevano sorpreso al loro risveglio il capo famiglia, la moglie, la figlia della coppia e la nipotina.
Dopo averli minacciati e immobilizzati con fascette da elettricista, procurando loro lievi lesioni, si erano impossessati di monili d’oro e preziosi del valore di diverse decine di migliaia di euro e dell’Audi Q7 dell’imprenditore. Poi si erano dati alla fuga.
Una villa apparentemente ben difesa, ma i malviventi erano riusciti a studiare tempi e modalità per mettere a segno il colpo. Anche in quel caso, così come a Brugnera, i rapinatori avevano scavalcato la recinzione in uno dei punti meno alti.
Ieri mattina i criminali hanno percorso a piedi per una ventina di metri un fossato agricolo che costeggia il lato della casa affacciato sui campi, fino a raggiungere un punto facilmente scavalcabile della recinzione.
Ieri i rilievi scientifici si sono focalizzati per buona parte della mattinata proprio sul fossato e sulla recinzione, in cerca di tracce e impronte.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto











