La Provincia cambia linea: «No a interlocutori privilegiati»

Il neoassessore Coassin: «Presto un tavolo di lavoro cui saranno invitate tutte le associazioni» . Stop alle voci su tagli a Pordenone pensa, ma su Facebook continua lo scontro politico

PORDENONE. Niente protagonismi, ma tutte le associazioni ripartiranno da zero, senza posizioni di favore. Rispetto poi alle voci sul possibile taglio dei fondi stanziati dalla giunta Ciriani a Pordenone pensa, è nulla è ancora stato deciso. E «su qualsiasi questione la voce ufficiale sarà solo ed esclusivamente quella dell’assessore di riferimento» e questa «esprimerà sempre l'indirizzo unitario deciso dall'amministrazione».

Elisa Coassin (coordinamento delle liste civiche), neo assessore provinciale alla cultura, lancia messaggi alle associazioni ma anche agli alleati di governo su come intende gestire il settore cultura fino a quando la Provincia esisterà. «In primis vorrei chiarire che in un momento di ridefinizione delle funzioni provinciali e di contrazione delle risorse anche in ambito culturale, qualsiasi decisione dovrà essere presa all’interno di una programmazione organica che consideri l’intero territorio provinciale – sottolinea Coassin – e nella completa condivisione di finalità e progetti tra ente e altri soggetti coinvolti».

E l’assessore si fa più esplicita: «Dalla partita non verrà escluso nessuno: un tavolo di lavoro sarà aperto con tutte le associazioni potenzialmente interessate, a partire da quelle storicamente legate alla Provincia, ma non saranno ammessi interlocutori unici o privilegiati». Coassin esprime «estrema disponibilità, fin da subito, all’avvio di tale confronto per arrivare quanto prima alla produzione di una proposta efficace e condivisa, ma anche diversificata e plurale, per il nostro territorio». E a tal proposito chiede «una collaborazione leale da parte delle associazioni interessate, al fine di evitare supposizioni preventive e faziose sulle volontà dell’ente». Della serie non si dia credito alle voci, ma solo ai rappresentanti dell’amministrazione.

Ma il dibattito sui social network non si ferma e dimostra ancora una volta come cultura e politica facciano fatica a parlare un linguaggio libero da appartenenze. «Chi non canta nel coro e ha un bilancio composto per il 60 per cento da entrate private dà fastidio a chi fa cultura (e ci campa!) con valangate di soldi pubblici – attacca l’ex presidente Alessandro Ciriani –. Alla faccia del pluralismo. Pura cattiveria di sinistra».

Dall’altra parte non è tenero Piero Colussi che contrattacca gli esponenti di Eureka che «Con il livore e la faziosità che li contraddistingue da tempo(...) non hanno trovato nulla di meglio da fare che tentare di gettare fango su alcune storiche realtà culturali della città (Cinemazero, Dedica, Pordenonelegge) colpevoli di godere – a loro modo di vedere – di favoritismi ingiustificati. A queste velenose – e stupide illazioni – non servono risposte: i fatti parlano da soli. Se preferiscono possiamo sempre parlare del contributo regionale ricevuto pochi anni fa, dal governo di centrodestra, per l’acquisto di un appartamento in città dove aprire un “centro di aggregazione giovanile”? Credo non serva aggiungere nulla».

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