La passione di Renzo: «A 89 anni creo scarpe e non mi fermo»

Da 59 anni Bellomo guida l’azienda che ha sede a Coseano. «Oggi in Italia c’è troppa burocrazia ma guai a fermarsi» 

SAN DANIELE. Ha 89 anni, ma di lasciare il suo ufficio nell’azienda che ha fondato nel 1959 non ci pensa nemmeno. La sveglia di Renzo Bellomo, sandanielese classe 1929, suona ogni mattina alle 6: una veloce colazione con la moglie Silvia e alle 6.45 è già alla sua scrivania alla Norton calzature sulla sr 464 a Cisterna di Coseano.

«Guai fermarsi!» è il motto di uno di quei friulani che, partito dal niente, ha creato un’azienda che ha saputo superare tante avversità. Figlio di mezzadri, Renzo nel 1954 saluta la moglie che in quel momento era in attesa della seconda figlia e decide di partire a “cercar fortuna” in Canada.

Lì comincia a lavorare come operaio: «Per migliorare la mia posizione sin dal mio arrivo – racconta il signor Bellomo – ho frequentato corsi serali». Renzo si specializza nella conduzione delle macchine operatrici e si sposta nel nord del Canada, fino in Alaska.

Nel 1959 la decisione di tornare in Friuli: oltre a riabbracciare la moglie e la prima figlia Paola, conosce finalmente la sua seconda figlia, Manuela, che ormai ha già 3 anni. A pochi mesi dal suo rientro Renzo apre in via Del Monte a San Daniele la sua fabbrica di scarpe. La cittadina collinare in quegli anni era considerata la capitale degli stafets, la tipica pantofola friulana e, in generale, delle calzature. Dopo l’avvio in via del Monte, l’azienda ha bisogno di maggiori spazi ed è costretta trasferirsi in via del Lago.

L’ascesa del calzaturificio di Renzo Bellomo prosegue e, nel 1968 l’imprenditore sandanielese decide di trasferire tutto nell’attuale stabilimento di Cisterna di Coseano. Il vento comincia a cambiare quando anche in Cina imparano a fare le scarpe.

Agli inizi del secondo millennio sono moltissime le aziende sandanielesi che decidono di chiudere i battenti: non la Norton che, pur costretta a un ridimensionamento, va avanti puntando sull’eccellenza del prodotto. Affiancato dai figli Manuela e Franco, Bellomo si dedica anima e corpo al lavoro.

«In Italia oggi c’è troppa burocrazia – commenta l’anziano imprenditore –. I giovani poi non hanno più la possibilità di imparare un mestiere». Ha mai pensato di fermarsi? «No, per il momento no».

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