La nomina a cavaliere, le polemiche, il passo indietro: cosa sappiamo del caso Santoianni e della sua rinuncia all'onorificenza

SAN VITO AL TAGLIAMENTO. Un passo indietro. Prima lo ha fatto in silenzio – il 5 giugno scrivendo alla presidenza della Repubblica e comunicandolo al consiglio di amministrazione della casa di riposo di San Vito al Tagliamento –, ha scelto l’ufficialità. Alessandro Santoianni ha rinunciato all’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Il direttore della residenza per anziani del Friuli occidentale (dove le buone pratiche adottate per l’emergenza Covid-19 lo hanno portato a ottenere l’onorificenza insieme alla coordinatrice infermieristica) e di quella di Paluzza (dove invece sono morte 20 persone), ha spiegato il gesto in una lettera.
Sbagliato rinunciare a un onore così grande - Il commento di Omar Monestier
L’antefatto
Nei giorni scorsi l’onorificenza a Santoianni era stata criticata duramente dalla politica e dai social, perché ritenuta «uno schiaffo ai morti , a tutte le loro famiglie e ai lavoratori della struttura» di Paluzza: queste le parole usate dal vicepresidente del consiglio regionale Stefano Mazzolini (Lega). Il direttore, però, già il 5 – «dopo aver ricevuto nella serata del 4 giugno il telegramma con il quale il Quirinale mi ha comunicato il conferimento della onorificenza di Cavaliere» ha spiegato lui stesso – ha comunicato la rinuncia. A testimoniarlo anche una lettera, del 6 giugno, che il consiglio di amministrazione della casa di riposo parrocchiale di San Vito al Tagliamento, presieduto da monsignor Dario Roncadin, gli ha inviato per esprimere lo stupore di fronte a quella scelta, ma anche la massima vicinanza e la piena solidarietà di fronte agli attacchi (iniziati il 5 giugno).
La replica
Santoianni stesso ha spiegato: «Il profondo rispetto e apprezzamento che porto per il Presidente Mattarella e in particolare per l’iniziativa intrapresa nei confronti di cittadini che hanno dato prova di coraggio, dedizione e solidarietà durante il periodo dell’emergenza coronavirus, mi hanno indotto a tale determinazione, affinché le sterili e strumentali polemiche sorte attorno al riconoscimento alla mia persona non oscurino sia il valore e il merito dell'iniziativa per la quale il Presidente mi ha ritenuto degno di tale onore che la bontà del motu proprio presidenziale. La mia personale rinuncia, infatti, non toglierà il giusto merito attribuito all’impresa che si è svolta a difesa degli anziani nella casa di riposo della parrocchia di San Vito al Tagliamento, attraverso l’onore concesso alla collega Francesca Leschiutta, che resterà a interpretare il gesto collettivo di tutta la residenza».
Due facce della medaglia
Santoianni si è trovato a vivere due realtà diverse, quanto a esiti, durante l’emergenza coronavirus e dalle sue parole traspare l’amarezza per quella che sembra una beffa del destino: da un lato una casa di riposo dove le misure di sicurezza adottate hanno portato al riconoscimento del merito da parte del Capo dello Stato, dall’altra una struttura in cui i morti e la sofferenza delle famiglie sono una ferita aperta per chi gestisce la residenza e per la comunità.
«La serietà e la dedizione con cui ho assolto la funzione di direzione della casa di San Vito al Tagliamento sono state le stesse prodigate nella residenza di Paluzza dove, anzi, le rilevanti criticità hanno richiesto e ottenuto anche un surplus di tempo e impegno – ha sottolineato il direttore –. Voglio evitare che questo riconoscimento determini il turbamento della comunità locale di Paluzza».
L’inchiesta
C’è anche un altro aspetto che stride con la risonanza che la vicenda del cavalierato ha avuto: sui morti nelle case di riposo della regione e quindi anche su quelli di Paluzza, infatti, pesa l’inchiesta che la procura di Udine ha aperto per accertare eventuali responsabilità e negligenze. Santoianni, che in quanto direttore è in prima linea, non manca di evidenziarlo, spiegando che vuole evitare «l’accostamento del tutto indebito e improprio allo svolgimento delle necessarie verifiche giudiziarie che affronterò, se del caso, con la serenità di chi sa di aver adempiuto ai propri obblighi nel rispetto delle disposizioni ricevute e delle norme vigenti».
L’impegno
Il direttore ha incassato anche il sostegno dei sindaci dei Comuni in cui opera e di molti colleghi che hanno condiviso con lui le difficoltà della lunga emergenza. Anche per questo, probabilmente, la sua lettera termina con un rinnovato impegno: «Come ho avuto modo di scrivere al Presidente da parte mia continuerò, Cavaliere o meno, a svolgere il mio lavoro con la convinzione che fare del proprio meglio è semplicemente il mio modo di fare».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto