La “mini naia” dei ragazzi nel campo scuola dell’Ana dove il cellulare si utilizza soltanto a fine giornata
Sabato la visita del vescovo nella struttura di Tramonti di Sopra. Giovani organizzati in compagnie, camerate e tante mansioni

Sveglia alle 6.30, mezzora di ginnastica e altrettanta per l’addestramento formale, colazione alle 8.30, alle 9 l’alzabandiera, poi tre ore di attività didattica prima del pranzo.
Dopo, quattro ore di attività didattica, ammainabandiera alle 19, cena e dalle 20 alle 23 “libera uscita” con la possibilità di utilizzare il cellulare, facoltà adoperata soltanto i primi giorni, prima del silenzio.
Ecco la giornata tipo dei 60 ragazzi – 40 maschi, 20 femmine provenienti da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria – che stanno partecipando al secondo campo scuola promosso dall’Ana nazionale e organizzato dalla sezione di Pordenone a Mattan di Tramonti di Sopra.

Vita (quasi) militare, nell’ex asilo e scuola elementare, struttura donata dalla Cri austriaca dopo il terremoto del ’76, che per due settimane si trasforma in una piccola caserma con tanto di camerate e mensa.
Direttore del campo scuola è Sergio Biz, i ragazzi – quasi il 20 per cento aveva partecipato all’esperienza 2022 – sono divisi in due compagnie, comandate da Ezio Santarossa, la prima, e Domenico Toniolo, la seconda, e una sorta di accompagnamento del sergente capo, in servizio effettivo, Rocco Cunsolo.
«Disciplina in primis, ma anche tanta didattica: uso delle apparecchiature radio, primo soccorso, antincendio e antincendio boschivo, ricerca di persone sotto le macerie con l’ausilio delle unità cinofile, alpinismo con salita in parete di roccia, droni che seguono le attività.
Haccp, autodifesa, trekking ed escursioni, come quella alle pozze smeraldine», elenca le attività Sergio Biz. L’altro giorno si è tenuta un’esercitazione con l’intervento dell’elicottero della protezione civile regionale: superfluo raccontare l’entusiasmo dei ragazzi.
«Ho da sempre una passione militare: avrei dovuto arruolarmi volontario in ferma annuale dell’Aeronautica, ma lo farò il prossimo anno», dice Deme, di Montebelluna, italiano figlio di senegalesi.
«Mi ritengo molto più fortunato dei miei genitori, arrivati in Italia negli anni Novanta in cerca di fortuna, e felice di essere a questo campo».
È stata coinvolta in questa esperienza dalla sua migliore amica Misirach, studentessa in quinta superiore, Scienze umane a Pordenone, di Chions: «Ci sono venuta per curiosità. C’è bisogno di rispetto verso il prossimo ed è importante anche rispettare le regole».
Giovedì prossimo è prevista la visita del presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero, e del comandante delle truppe alpine generale di corpo d’armata Ignazio Gamba, quindi la visita alla chiesetta di Forchia con gli alpini della Val Meduna e alla palestra di roccia del terzo artiglieria da montagna.
Ieri la visita del vescovo Giuseppe Pellegrini, che ha tenuto un dialogo su “Mettiamo il noi prima dell’io”, che è il tema dei campi scuola Ana, e celebrato la messa al campo.
«Oggi la società tende ad anteporre l’io al noi, mentre la strada da intraprendere, a mio modo di vedere, è quella della generosità».
Ha citato lo scambio epistolare tra il vescovo di Rimini e Vasco Rossi: «Il presule ha esortato l’artista a trasmettere ai giovani un messaggio di altruismo e il cantante ha risposto che la “vita spericolata” vuol dire anche uscire da se stessi per gli altri, per dare un senso a ciascun progetto di vita. L’uomo si realizza donandosi».
«Questi ragazzi – ha detto il presidente della sezione Ana Ilario Merlin – sono qui, e più dello scorso anno, non perché i genitori hanno voluto mandarli in vacanza, bensì perché hanno dei valori.
Un paio di settimane di “vita da caserma” con attività didattiche che rilasciano certificazioni utili anche nella quotidianità. Ringrazio tutti i volontari: organizzare il campo è un grande impegno, ma dà anche molta soddisfazione».
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