La Mineraria lavora, muri e vetri tremano

SACILE. «La casa trema». Lanfranco e Liuva Baldin misurano le vibrazioni di giorno e di notte, al civico 56 di via Cartiera Vecchia. Di fronte, dall’altra parte della carreggiata, c’è la strada di accesso alla Mineraria Sacilese. «E’ come avere un compressore in azione tra le mura domestiche – spiegano insonnia e stress –. La Mineraria Sacilese non si ferma mai e ci fa ballare la rumba». Non c’è pace, anche a finestre chiuse. Un inferno, per oltre 200 residenti che convivono con i disagi e rischio salute: traffico pesante, polveri e inquinamento acustico-ambientale. «La prima volta che abbiamo avvertito i muri e vetri tremare, abbiamo pensato al terremoto – raccontano –. Senza contare le polveri che entrano in salotto, cucina e camera da letto. La Mineraria Sacilese è un grande disturbo: pochi ne parlano e sembra che sia calata l’omertà sul disagio di tanti cittadini».
No alla cementificazione e più controlli sull’area della Mineraria: lo chiede la lista civica Sacile partecipata e sostenibile. Nel 2011 aveva presidiato via Cartiera Vecchia con una trentina i volontari-sandwich, impegnati in un sit in con volantini e slogan. Dopo decenni di lotte, il braccio di ferro sul futuro del sito costeggiato dalle acque di Paisa e Livenza, va avanti. Tempi incerti sul trasferimento della Mineraria. Per Emilio Ditali e Rossana Casadio, i tempi stringono. «Dialogo aperto – chiedono –. Il nostro territorio va tutelato con scelte a basso impatto ambientale». Il trasferimento dell’impianto della Mineraria Sacilese non ha un’agenda certa. La costruzione del nuovo stabilimento per il deposito, la lavorazione di carbonato di calcio e stoccaggio del materiale estratto a Caneva, sarà a Cornadella in un’area di proprietà della Mineraria con l’accesso diretto all’autostrada. L’autorizzazione del Comune è datata 2012: la crisi ha scalato le marce al trasloco. «La terra e le case, intanto – dice Lanfranco – ballano». (c.b.)
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