«La mia vita da precario, in lotta col carovita»

Sono invisibili, come fantasmi che agitano la coscienza collettiva: l’esercito dei precari della scuola ne conta oltre mille, nella sola realtà pordenonese.
Sono i forzati del lavoro a yo-yo e l’identikit standard è quello dell’immigrato nella Destra Tagliamento, proveniente soprattutto dalle grandi città del Mezzogiorno: Reggio Calabria, Napoli, Caltanisetta o Palermo. Come 30 anni fa, quando c'era il lavoro per tutti.
«Sono un precario fortunato: due scuole e un contratto fino a giugno 2012, poi si vedrà» ha detto per esempio Raffaele Lentini, 32 anni, un salario di 1.300 euro da settembre a giugno e spese minime a cui far fronte da 1.200 euro ogni 30 giorni.
Che cosa resta? «Sogni per la nomina in ruolo in lettere e per gli affetti - ha spiegato Raffaele pronto alla sfida dell’occupazione -. Quelli per gli studenti e per la famiglia. Risparmio 2.500 euro l’anno (pago 430 euro di affitto in due stanze) e li metto via per il futuro. Sono precario e a me non concedono mutui».
I momenti più duri? «Quando non arriva la supplenza, oppure quando mancano le risorse per il biglietto verso la Calabria - ha proseguito l’insegnante precario -. A Pasqua di quest’anno la scuola non mi saldava le ore di religione alternativa e addio alle ferie da mamma».
Il tempo libero? «Un giro in centro a Pordenone, serate davanti alla tivù, senza Sky perché non me lo posso permettere, e pizza in casa con gli amici».
Il valore aggiunto? «Investire in cultura e nelle relazioni sociali: con gli studenti, la gente che incontri, lo studio (prenderò la seconda laurea in agraria) e la famiglia. Mi sposerò a maggio 2012, a Vibo Valentia». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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