La messa, tanti applausi e una targa in latino: così Sacile ha onorato don Pietro Mazzarotto

la festa
chiara benotti
Monsignor Pietro Mazzarotto è l’arciprete emerito da record: 70 anni di apostolato festeggiati tra gli fra applausi in duomo.
Una vita all’insegna della fede, con 34.108 messe celebrate. «Cito un aneddoto di mio padre Giuseppe nella parlata veneta – ha detto monsignor Mazzarotto, che ha celebrato il rito con il parroco don Gianluigi Papa e tanti sacerdoti –: c’è bisogno di operai da assumere per ringraziare Dio. Ringrazio di questa lunga esperienza di vita sacerdotale: il calice sull’altare è quello della mia prima messa del 1950».
La vocazione di don Pietro è figlia di un ambiente familiare fervente: dopo l’ordinazione in cattedrale a Vittorio Veneto ha iniziato il suo cammino sacerdotale. Dal 1973 è arrivato in duomo e il legame con la gente in città è profondo. «A Sacile – ha ricordato – ho trovato una grande famiglia di affetti e collaborazioni».
Monsignor Mazzarotto ha battezzato generazioni di sacilesi ed è la guida spirituale di patriarchi e vescovi cristiani in Medioriente, a Gerusalemme, la sua città del cuore. Ieri in chiesa con la famiglia anche il sindaco Carlo Spagnol, il vice Alessandro Gasparotto, l’onorevole Isidoro Gottardo, poi Chiara Da Giau consigliere regionale, i fiati della Filarmonica.
«La mia ordinazione risale al 18 giugno 1950 in cattedrale a Vittorio Veneto – ha ricordato – per le mani del vescovo Giuseppe Zaffonato».
La vita di don Pietro, 93 anni, parroco emerito dal 2005, è quella di un prete che ha costruito una comunità operosa. In canonica, in oratorio, nel museo d’arte sacra, nell’archivio, al Centro studi biblici che nel 2017 ha festeggiato 40 anni, a Radio palazzo Carli e nella rete cristiana della solidarietà.
«Don Pietro – ha detto il sindaco, donandogli una targa in latino – ci ha insegnato l’obbedienza, l’impegno e la responsabilità. È un punto di riferimento per la comunità, una guida pastorale e culturale. Sacile ti vuole e ti vorrà sempre bene». Commozione e la battuta finale è stata per il sindaco. «Carlo promosso in latino», ha scherzato don Pietro.—
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