«La matematica è un esercizio di democrazia»

La scrittrice Chiara Valerio al liceo Grigoletti di Pordenone ha presentato il suo libro e parlato di diritti ed emancipazione

Matteo Del Col

Giulia Zanetti

LICEO GRIGOLETTI PORDENONE

“La matematica rivista come formidabile esercizio di democrazia”, è stato questo il focus della conferenza tenuta da Chiara Valerio al Liceo Grigoletti in occasione degli ottant’anni dell’istituto. La scrittrice ha presentato agli studenti il suo ultimo libro, “La matematica è politica”, pubblicato da Einaudi. Chiara Valerio ha paragonato la matematica alla democrazia. Entrambe trovano ragione della loro esistenza nell’avere regole universalmente condivise. Con lei abbiamo poi discusso da remoto di diritti, istruzione ed emancipazione.

Nella sua vita crea un continuo dialogo tra l’ambito scientifico e quello umanistico. Come trovare un collegamento?

«Ognuno trova una connessione. L’importante è pensare che non siano separati da un muro invalicabile. I percorsi, poi, possono essere variegati e diversi. Anzi, io spero lo siano».

Emerge, nel saggio, un impegno a favore della democrazia, gli italiani hanno fiducia nella sovranità popolare o preferiscono “uomini forti”?

«Storicamente penso preferiscano gli uomini forti, se rispondo d’abbrivio. Poi però credo si possa puntare l’obiettivo su altre fasi storiche, altri momenti. Pensiamo alla nostra Costituzione, all’assemblea costituente. Ecco allora che possiamo raccontare la nostra storia come un luminoso cammino democratico, almeno da un certo punto in poi. Manteniamo salda però l’idea che senza comportamenti democratici non esiste democrazia».

Quali diritti sanciti dalla Costituzione necessitano della massima attenzione da parte delle nuove generazioni?

«Il diritto di accedere, indipendentemente da tutto, allo studio. Vorrei ci fosse lo ius soli. Vorrei che le persone omosessuali avessero accesso a tutto lo spettro dei diritti delle coppie».

Lei scrive: “L’istruzione è orizzontale e collettiva, la cultura invece verticale ed individuale”. Quando è nata questa sua convinzione?

«Quando ho cominciato a insegnare. Quest’idea si è poi rinsaldata negli anni, è stato evidente che doveva esserci uno scarto tra quella che si chiama scuola dell’obbligo e le scelte degli anni successivi».

Scrivendo della situazione pandemica, lei sottolinea che il diritto alla salute non dovrebbe essere in contrasto con il diritto all’istruzione. È scettica rispetto alla didattica a distanza?

«Penso che la didattica a distanza sia uno strumento quando la possibilità di accesso alla rete da parte degli studenti sul territorio italiano è reale e non supposta. Ci sono scuole che possono funzionare egregiamente con la didattica online, altre che non possono».

Quali difficoltà incontrano le donne nel luogo di lavoro?

«Molte donne devono prima vincere il sospetto culturale degli altri. Quando ho cominciato a lavorare, ho capito che la matematica mi aveva corazzato rispetto alla credenza di non essere all’altezza. Dunque mi ha reso più forte». —

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