La maratona al tempo del coronavirus: corre cinquanta chilometri in giardino per aiutare l'ospedale

Sara ha avuto l’idea, Massimo il lagunare ci ha messo le gambe. Una coppia speciale e 50 chilometri corsi in poco più di sei ore  

Lei ha avuto l’idea, lui ci ha messo le gambe, la bimba piccola ha saputo aspettare. Risultato, all’epoca del coronavirus: un’ultramaratona in giardino. Cinquanta (!) chilometri percorsi in 6 ore e 10 minuti, per aiutare il reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Pordenone, nell’ambito della raccolta fondi lanciata da Marco e Valentino Zuzzi (di ieri, fra l’altro, la consegna della prima tranche, 223 mila euro).

Regole chiare: ogni chilometro corso un euro, versato dal runner e da tutti coloro che avessero accettato di aderire all’iniziativa seguendolo da lontano attraverso i social network.

Sara Dall’Asèn e Massimo Martella vivono da cinque anni ad Aviano. Li ha uniti la passione per la corsa. Lei, già Azzano Runners, oggi Fiamme Cremisi San Vito al Tagliamento, ha iniziato dopo ma ha già all’attivo un titolo italiano di categoria sulle 12 ore e corse di lunga distanza come il Passatore (100 km), maratone e mezze, sei ore e trail.

Lui, primo luogotenente dei lagunari a Mestre, compagno di vita e di squadra, è agonista da più di 30 anni. Ha corso con diverse squadre del Veneziano, prima di accasararsi con le Fiamme Cremisi. Fino al 2000 le sue gare si fermavano alla maratona (miglio, campestri, 5 e 10 km, mezze e, appunto, 42 chilometri). Poi è subentrata la passione per le lunghe distanze, con gare dalle 3 ore alle 24, competizioni da 100 km, come quella dei Magredi, e tante altre su strada e trail. Senza scordare le due partecipazioni alla ciaspalonga delle Marmarole, 44 km trail sulla neve con le ciaspole in autosufficienza a -20 gradi.

Lo scorso anno, in occasione della maratona di Venezia, è partito da Aviano il sabato sera e ha raggiunto il traguardo in laguna dopo 112 chilometri, per raccogliere fondi a favore della Rete del Dono di Padova per il centro ricerca malattie infantili. Poi la 24 ore di Telethon a Udine, la 6 ore per combattere la Sla e ulteriori eventi a sfondo benefico.

Vista la capacità di Massimo di adattarsi a qualsiasi situazione (anche per deformazione professionale), Sara gli ha proposto la sfida ai tempi del coronavirus: «Perché non corri in giardino? Così sei di esempio per tutti quelli come noi, che in questo difficile periodo sono costretti a stare a casa...». Il resto l’ha messo lui, in termini di gambe, tempo (ha deciso per la 6 ore) e logistica.

Una curiosità per concludere. Il percorso allestito da Massimo e ripetuto un’infinità di volte è risultato lungo 113 metri. 113, il numero delle delazioni contro i podisti rei di correre, pur da soli, intorno alle loro case. E poco importa che l’Organizzazione mondiale della sanità avesse consigliato proprio la corsa per ridurre il rischio di prendersi il virus e trasmetterlo agli altri.

Dopo gli ultimi divieti qualcuno ha protestato sui social, altri si sono allenati in casa, altri ancora si sono fatti fagocitare dal divano. Massimo il lagunare no. Ha corso, ha aiutato il prossimo e l’ha fatto nel rispetto della legge. Cuore di runner 2.0. Chapeau!

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