La mamma di lui: l’arma non c’era e ho intuito subito la tragedia

CODROIPO. «Deteneva una parte della pistola in una custodia, in un angolo della casa. Ho rovistato il cassetto e quando non ho trovato il pezzo mi sono detta: «È finita. Sono morti tutti e due».
Alda Flumignan è la madre di Manuel. Il suo racconto è drammatico. Accanto a lei c’è l’altro figlio, Patrick.
Li troviamo poco prima di mezzogiorno in casa, in via Casali Ferrovia al civico 1. Il cancello è aperto e piove a dirotto. Una stradina bianca in mezzo ai campi nella frazione di Beano. L’abitazione dà su un campo di viti. Entrambi aprono la porta. Si fanno forza l’un con l’altro per tutta la chiacchierata.
«Abbiamo tempo solo cinque minuti – dice Alda – perchè stiamo apparecchiando per il pranzo. Vi accogliamo solo per dirvi tutta la verità».
È lì, in quella casa, che Manuel si era trasferito negli ultimi quattro giorni, da quando la storia con Michela era finita.
«Convivevano da tre anni. – racconta Alda mentre ci accoglie nel soggiorno –. Un rapporto di alti e bassi, come in tutte le giovani coppie di adesso, si sa. Negli ultimi tre mesi era successo un fatto che aveva scatenato dissapori. Lui non si dava pace e voleva assolutamente ricucire il rapporto.
Giovedì scorso alle 14 ci ha avvisati che sarebbe tornato a casa con tutte le sue robe. «Mamma, ritorno a casa, mi ha detto al telefono, la storia con Michela è finita».
A prendersi cura di Manuel in questi ultimi tragici quattro giorni è il fratello Patrick. È lui che lo aiuta nel trasloco. La madre Alda si deve assentare per assistere il marito, Luigino, ricoverato in ospedale.
«Manuel era molto sofferente – spiega Patrick – piangeva a dirotto. Non riusciva a darsi pace per quell’amore che non c’era più».
Il ricordo va alla povera Michela. «Era bellissima, una bella ragazza. L’avete vista anche voi in foto oggi – dice trattenendo a fatica le lacrime –. Qui era di casa. Con i suoi parenti avevamo un ottimo rapporto. Manuel stesso andava d’accordo con loro».
Manuel aveva riposto in Michela tutto il suo futuro. Era la sua certezza. Lui che nel lavoro non era riuscito a trovare una stabilità. Per due anni era stato carabiniere ausiliario. Aveva frequentato il corso a Fossano, poi ad Aurisina. Purtroppo non era riuscito ad entrare.
Quindi per sei anni aveva lavorato come guardia giurata all’Italpol dal 2001 al 2007. Poi una serie di lavoretti. Da ultimo aveva provato l’esperienza all’ortofrutta Trischitta e infine all’Iper Cadoro di Basiliano all’interno del centro commerciale Arcobaleno «ma non era contento», aggiunge con un filo di voce la madre.
«Mio figlio era un grande lavoratore – continua –, sempre a testa bassa andava avanti ed eseguiva tutti i compiti che gli davano da fare».
«Era una persona altruista, solare», aggiunge il fratello, togliendo le parole di bocca alla mamma, «nessuno poteva pensare che sarebbe arrivato a commettere quello che poi è effettivamente successo. Nessuno poteva prevedere una cosa del genere – insiste non dandosi pace –. Ha versato tante lacrime in questi giorni.
Ho cercato di fargli capire, come molti altri con cui lui ha avuto l’occasione di parlare, che fuori c’era un altro mondo. Gli ho detto in tutte le maniere che poteva iniziare una nuova vita. Non aveva figli, non aveva mutui da pagare. Non c’era niente di irreparabile. Ma lui non poteva vivere senza di lei».
E proprio quella frase »non posso vivere senza di lei» compare nel messaggio del gruppo di whats’up creato da Manuel negli ultimi tragici istanti prima dell’omicidio. Un gruppo intitolato “Addio”.
Il racconto delle ultime ore di Manuel si fa sempre più tragico. Mamma Alda prende fiato. «È da ieri che non mangio. Non ce la faccio più».
Si siede un istante e poi ricomincia a parlare mettendo insieme i puzzle di quegli ultimi istanti di vita di suo figlio.
«Ha finito di lavorare a Basiliano verso mezzogiorno. Ha pranzato e poi è andato a trovare la cugina della sua ex ragazza. Ha giocato con il bambino tutto il tempo. Tra loro c’era un ottimo rapporto. Anche lei le ha più volte ripetuto: «Dai Manuel, non è caduto il mondo. Troverai altro in questo mondo. Vi rifarete una vita».
Alle 18 Manuel rincasa e trova la madre che sta per andare a Codroipo a far visita al marito. «Gli ho detto se voleva venire con me ma lui mi ha risposto che preferiva restare a casa a riposarsi un pò sul divano. Gli ho dato appuntamento poco più tardi per la cena delle 20».
Alle 19.50 squilla il telefono di Alda. È Manuel. La voce è nervosa. «Mi ha detto: ma allora vieni? Io gli ho risposto che sarei arrivata di lì a poco e lui mi ha risposto: «No lascia stare. Sono già per strada. Prenderò qualcosa fuori».
Manuel ha fretta e sa che Michela finisce il turno alla Lidl alle 21. Nella sua testa evidentemente ha già tutto chiaro il piano.
Trascorre un’ora. Alle 21.21 Manuel crea su whats’up il gruppo “Addio”. A quel punto potrebbe aver già teso l’agguato alla sua ex fidanzata. Scrive una frase in cui dice che non può fare a meno di Michela. Lo manda alle 21.23. Patrick vede la spunta un minuto più tardi
Alda si accorge, invece, troppo tardi di quel gruppo, quando trova sul cellulare alcune chiamate che l’avrebbero messa in allarme.
Nel frattempo il fratello Patrick e un suo amico si sono già rivolti ai carabinieri di Udine e Codroipo.
La cugina di Michela aveva già notato la macchina di Manuel fuori dalla casa della ragazza.
Mamma Alda è sola in casa e si indirizza in quell’angolo dell’abitazione dove il figlio custodiva quella parte di pistola. «La prima cosa che ho fatto è stata quella di andare a vedere se c’era quel pezzo di pistola. Non l’ho trovato. E tra me e me ho realizzato tutto. Ho detto: «È finita. Sono morti tutti e due». E così è stato.
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