La legge sugli animali divide Pordenone

Da chi chiama i carabinieri per poter cenare vicino al cane a chi scrive al Comune per farli star fuori a tutela del cibo

PORDENONE. Qualche ormai arcaico cartello con la sagoma di un cane sbarrata, magari accompagnato dalla scritta “Io non posso entrare”, resiste ancora. Probabilmente perché i titolari di esercizi pubblici, bar, ristoranti, pizzerie, negozi e persino pasticcerie non sanno che hanno perduto il loro valore.

I cani e, più in generale, gli “animali da affezione” dallo scorso novembre hanno libero accesso praticamente ovunque. In provincia di Pordenone, come nel resto della regione. Merito - o responsabilità per chi quella norma la condivide poco - della legge regionale 20 dell’11 ottobre 2012 che si occupa di “Norme per il benessere e la tutela degli animali da affezione” che ha di fatto eliminato ogni divieto. Una legge che, comunque, divide la città tra coloro che l’amico a quattro zampe lo vorrebbero avere sempre con sè, e chi per ragioni diverse, dal timore nei confronti dei cani in generale, alla paura di possibili... “regali”, al fatto che soffrono di allergie, per questioni di igiene o semplicemente per antipatia, i cani li vorrebbero fuori dal proprio esercizio.

E così accade che, per ignoranza circa le nuove disposizioni, un esercizio pubblico, segnatamente una pizzeria, ha deciso di rifiutare l’ingresso ad una signora accompagnata dal proprio cane. Un diniego che la donna non ha inteso tollerare rivolgendosi ai carabinieri chiedendo di imporre il rispetto della legge. I militari, una volta raccolto le informazioni necessarie circa la legge 20/2012, non hanno potuto far altro che dar ragione alla signora che, a dispetto dell’esercente, si è seduta al tavolo, con Fido al fianco, e ha consumato la sua pizza.

Altro episodio alla Dolcemania, laboratorio di pasticceria artigianale, che accogliendo la cliente con il cane al guinzaglio l’aveva pregata di lasciare l’amico a quattro zampe all’esterno. Niente da fare: la legge dà diritto alla signora di accedere insieme al cane, e così lei ha fatto. «Non l’avevo pregata di lasciare il cane all’esterno perchè non mi piacciono gli animali, anzi - spiega il titolare -. Purtroppo però sono allergico ai peli di cani e gatti e non mi posso nemmeno avvicinare. Per il tipo di attività che esercitiamo, poi, l’igiene è molto importante, e riteniamo preferibile che gli animali non accedano in pasticceria».

Che fare in questi casi? In attesa che la legge venga integrata dal regolamento, che in teoria avrebbe già dovuto essere emanato e di cui invece a oggi non esiste neanche una bozza, è stata la direzione centrale della Salute a diramare una circolare in cui riepiloga la norma proprio in riferimento all’accesso degli animali negli esercizi pubblici, in quelli commerciali, nei locali e uffici aperti al pubblico.

Ricordando il diritto di accesso sancito dalla norma, la direzione rimarca le regole di comportamento dei detentori degli animali (che devono essere tenuti al guinzaglio ed essere dotati di museruola se il caso) e che devono avere cura che questi non creino disturbo, non sporchino nè facciano danni. Sempre in attesa del regolamento, il responsabile dell’esercizio pubblico e commerciale, degli uffici e dei locali può adottare misure limitative all’accesso comunicandolo però al sindaco.

Questa comunicazione (e non il cartello di divieto) deve essere esposta all’entrata dell’esercizio e in modo visibile; in sua assenza non può venire contestato l’ingresso agli animali. Una facoltà, la comunicazione, di cui, a detta degli uffici del Comune di Pordenone, più di qualcuno si è già valso.

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