La Julia in Afghanistan piange un altro caduto

Il caporalmaggiore Matteo Miotto, 24 anni, di Thiene, ucciso da un cecchino il giorno di San Silvestro. Domani funerali solenni a Roma e funzione religiosa alle Grazie di Udine
HERAT.
La sua vita era in Afghanistan. Lo aveva detto anche poco dopo Natale ai genitori, Matteo Miotto, il giovane alpino del 7º reggimento “Belluno” con gli ideali di un tempo ucciso venerdì in Afghanistan: la quinta vittima della Julia da quando è partita per la missione in settembre. Un 24enne che credeva alla Patria e ai valori militari. Da soldato aveva fatto testamento, chiedendo di essere sepolto con chi aveva sempre ammirato: i caduti di guerra. Matteo sapeva che per loro c’è un’area riservata nel cimitero di Thiene, provincia di Vicenza


Un desiderio che la sua città si appresta ad esaudire. Prima però, dovrà essere fatta chiarezza su come il caporal maggiore è morto, l’altro ieri, centrato da un cecchino, mentre era in servizio nella base avanzata “Snow”, nella valle del Gulistan. Le versioni contrastanti sul punto in cui il proiettile del cecchino l’avrebbe raggiunto - alla spalla, oppure al fianco - non hanno convinto il papà del ragazzo, Francesco Miotto, 63 anni: «Adesso devono dirmi come è morto Matteo».


Il nuovo lutto tra i militari italiani (il 13º quest’anno, il quinto della brigata Julia) fa discutere anche la politica. «Il problema è che quelli che non tornano sono troppi» dice Umberto Bossi, ammettendo tuttavia che «se gli Stati Uniti non fossero andati in Afghanistan avremmo il terrorismo in tutta Europa». Sulla presenza italiana in Afghanistan, il governatore Luca Zaia ritiene peraltro ormai «indifferibile una exit strategy. Non possiamo più restare inermi nel constatare come quella che era nata come missione di pace si sia trasformata in un tragico bollettino di guerra».


Nella villetta di via Ferrarin, a Thiene, c'è un silenzio spesso che dura dal pomeriggio dell’altro ieri, quando un ufficiale italiano dall’Afghanistan ha telefonato. «È un’esperienza che non auguro a nessuno per la sua brutalità», spiega Francesco Miotto. «Chi è in linea mi chiede se sono il papà di Matteo Miotto, rispondo di sì, e dall’altra parte proseguono: “suo figlio è deceduto”».


I vicini di casa, la gente che conosce la famiglia e quella fede del loro figlio per il lavoro militare, ha saputo poco dopo, dalle tv. Nessuno ha festeggiato il 2011. L’altra sera non un botto, non un petardo ha osato violare quel silenzio carico di rispetto per i genitori di Matteo. Oggi, mentre papà Francesco, la mamma Anna Dal Ferro, 55enne, si apprestavano a partire per Roma assieme alla fidanzata di Matteo, Giulia, che con i suoi 22 anni non riusciva a frenare le lacrime, qualcuno nell’appartamento accanto ha legato un Tricolore unito a una penna da alpino.


Ora c'è il dolore, ma anche la richiesta di verità da parte dei familiari dell’alpino ucciso da un cecchino mentre, a quanto pare, era di guardia in una garrita. «È legittimo chiedere come è morto un figlio», dice Francesco con dignità e fermezza. «È poco chiaro quello che è successo. Non voglio contestare niente, ma non capisco come un proiettile che arriva alla spalla possa colpire organi vitali».


«Ieri - prosegue - mi hanno detto che era stato ferito alla spalla, adesso si parla di un colpo che l’avrebbe raggiunto al fianco. I dubbi non li ho avanzati io, ci sono delle versioni discordanti. Lo posso capire, nei momenti concitati del fatto. Ma noi familiari vogliamo capire cosa è successo. L’autopsia la faranno per questo».


«Con Matteo ci siamo sentiti al telefono l’ultima volta dopo Natale e avevamo in programma una grande festa con gli amici e i parenti quando sarebbe tornato a fine gennaio», dice la mamma del giovane alpino, Anna. «Matteo mi diceva sempre: “mamma io tornerò a casa per la famiglia“ - aggiunge la donna - ma la mia vita è qui, in Afghanistan». Ce l’aveva nel sangue il mestiere dell’alpino, la voglia di aiutare gli altri. Io ho appoggiato sempre le sue scelte».


Anche Udine ricorderà il giovane alpino caduto. Domani la brigata Julia organizza nel santuario delle Grazie una messa di suffragio, alla quale saranno presenti gli ufficiali e i sottufficiali del Comando brigata, le autorità cittadine e tutte le sezioni regionali dell’Ana.

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