La Huppert è la star del film di Bellocchio
Lunedì a Cividale il primo ciak de "La bella addormentata". L'attrice francese completa un cast d'eccezione

UDINE. La maestria italica nell’attizzare fuochi da tranquille braci è riconosciuta nel mondo. Solo in questo siamo grandi, e la consolazione è a dir poco anoressica. A un giorno dalla prima battuta di ciak de La bella addormentata il comparto polemica (e ne sono state liberate parecchie, dalle contestazioni sul denaro pubblico a certe location off limits) ancora non tace, ma da lunedì sarà il cinema a far valere la sua voce, profonda più di un secolo. E ne ha srotolata di storia in cent’anni e più, fantastica e reale, e sempre nel rispetto dell’arte.
Bellocchio ha lo sguardo del maestro, e non a caso il Friuli lo sta per celebrare. Il cineasta piacentino è sì una specie di ribelle, ma è anche un poeta e sa distinguere bene e male, irriverenza e solidarietà, sogno e quotidianità. Il suo film non è morte, bensì vita, un grido vitale che fa eco, ahinoi, in una valle maledettamente mortale. Eluana è presente in quanto simbolo, non in quanto Eluana Englaro. Spaccherà anche l’Italia, ’sta Bella addormentata; forse, non se siamo certi. E se anche fosse? La commedia diverte, l’action è adrenalina, l’horror è paura, il sociale da sempre provoca, stimola, incuriosisce, crea il fattore pensiero, spesso atrofizzato dalle pratiche televisive.
Quando poi Marco Bellocchio lo avrà girato, doppiato, montato e sistemato sul grande schermo, ne riparleremo. Per ora occupiamoci del retrobottega, di una produzione di un certo peso specifico e con un cast dalla importante propulsione attorale. Di Alba Rohrwacher già sapevamo, di Toni Servillo anche, come pure di Michele Riondino (un giovanotto di belle speranze esploso nei Dieci inverni di Mieli) e dei due figli di papà, Brenno Placido e Piergiorgio Bellocchio, così come di Maya Sansa, uno dei volti (amati) de La meglio gioventù.
Di Isabelle Huppert, francamente, non ne sapevamo alcunché. Da ieri, però, il nome della celebre francese plasmata in carriera dal gotha della regia - Bertrand Tavernier, Jean-Luc Godard, Joseph Losey, Marco Ferreri, Claude Chabrol, Bertrand Blier e Mauro Bolognini - è ufficialmente inserito nella lista di interpreti de La bella addormentata da lunedì sul set di Cividale. La si ricorda, seppur nella sua nutrita filmografia che prende forma nel 1971 a fianco di Yves Montand e di Romy Schneider, nella controversa Pianista di Michael Haneke, dove la Huppert sfoggia una personalità ambigua, professoressa di pianoforte soggiogata dalla madre, autolesionista e in perversi affari d’amore con un giovane. Isabelle s’intasca dei premi a Cannes e i troppi allori non mettono d’accordo.
E si polemizza. Tanto per cambiare, no? Almeno qui a babbo morto, come dovrebbe essere. A dire il vero mancherebbe ancora un nome per far quadrare la compagnia. Scivola quello di Fabrizio Bentivoglio, ma potrebbe essere chiunque altro.
La scaletta è abbastanza nitida, con tutti i comprensibili cambi cammin facendo. Primo set - di sicuro - sarà quello cividalese. La villa scelta, in una delle quattro storie, è adagiata nel centro Italia. La Huppert, proprio qui, farà muovere il suo personaggio, ovvero una signora che decide di tenere in vita sua figlia in stato vegetativo. Almeno otto giorni di riprese. Chi vede nel film un “veicolo di morte” lo fa senza conoscere il copione.
Ora, magari, la nebbia si potrebbe diradare un pochino. Scia seguita con insistenza anche dal presidente della Film Commission Fvg, Federico Poillucci. «Spesso la mancata cognizione di un fatto specifico crea un pericoloso effetto domino. A giochi fatti, poi, ognuno sarà libero di condividere od opporsi». L’arrivo di Bellocchio, oltre all’onore di avere in casa un regista Leone d’oro alla carriera, creerà un indotto pazzesco, se vogliamo vederla dall’angolazione economica, per nulla trascurabile. «Si potrebbe raggiungere il milione di euro - spiega Poillucci - fra accoglienza, catering, maestranze, parti minori e comparse. Senza contare il ritorno d’immagine».
Oltre a location cittadine, cosiddette di passaggio - vie del centro storico udinese, per capirci - Alba Rohrwacher e Michele Riondino, protagonisti dell’unico episodio vicino a Eluana, si conosceranno all’Autogrill di Gonars. Lei in arrivo a Udine per manifestare davanti alla Quiete pro vita, lui - al contrario - la pensa diversamente. Ma si innamoreranno lo stesso. Fari e piantane si mescoleranno alla vita quotidiana della stazione di Udine, dell’hotel Cristallo, fuori la Questura, in una stanza dell’ala nuova dell’ospedale (quindi senza alcun disturbo per i malati) e in un’altra villa, stavolta nella bassa friulana, a Clauiano.
Quarantun giorni per completare l’opera scritta da Bellocchio stesso, dalla premiata ditta Rulli&Petraglia e illuminata da Daniele Ciprì.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto