La grande fuga all’estero dei nostri doctor House

Metà dei neolaureati non riesce a entrare nelle scuole di specializzazione. Sono circa settanta i friulani esclusi dall’ultimo concorso
Udine 12 dicembre 2013 protesta specializzandi ospedale Copyright Petrussi Foto TURCO
Udine 12 dicembre 2013 protesta specializzandi ospedale Copyright Petrussi Foto TURCO

UDINE. Se ne vanno senza guardarsi indietro i nostri giovani doctor House, ragazzi che si affacciano con entusiasmo e buoni propositi alla carriera medica, nuove leve di un settore che ha forte necessità di un ricambio generazionale. Se ne vanno dopo aver trascorso un ventennio chini sui libri di scuola, dopo che la loro famiglia ha investito dagli 80 ai 100 mila euro per la loro formazione e dopo che l’intera comunità ha investito 250 mila euro per ciascuna caerriera scolastica.

In Italia si stima si siano almeno un migliaio all’anno i dottori in fuga, il Friuli è forse una delle regioni che più delle altre sta pagando lo scotto di quest’esodo generazionale che ci priva delle nostre più promettenti risorse. Su 150 ragazzi che ogni anno si laureano in medicina fra gli atenei di Udine e Trieste, il concorso nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione che a ottobre scorso ha fatto tanto parlare di sè ne ha lasciati fuori una settantina.

Sono rimasti imprigionati in quell’imbuto che impedisce ai nostri medici di completare la formazione, penalizzati dalle votazioni nettamente inferiori alla media nazionale che all’Università di Udine, uno degli atenei più accreditati a livello nazionale, sono una costante.

Ogni anno, le facoltà di medicina laureano ottomila medici, senza un percorso quinquennale di specializzazione non hanno altre possibilità se non quella di fare sostituzioni ai medici di base o alla guardia medica, con sommo disappunto dei colleghi che hanno scelto quella formazione, in alternativa possono cercare impiego nelle strutture private.

L’unica chance per completare un percorso ventennale di studi dunque è la specializzazione, vale a dire cinque anni di lavoro pagati 1.600 euro al mese. Ma di posti, e di fondi, non ce n’è a sufficienza: l’ultimo bando ha riservato questa possibilità a 5.500 giovani medici, a fronte di 12 mila concorrenti (neolaureati e medici esclusi dai precedenti concorsi). Vale a dire che per 6.500 dottori abilitati non si sono trovate le risorse. Non così negli altri Paesi europei, ecco perché molti di loro, sconfortati dalla mancanza di prospettive, preparano le valige e vanno a lavorare all’estero.

Una decisione sofferta. Come quella che ha preso Giulia Comuzzo, udinese 27 anni laureata da pochi mesi, che ha deciso di partire per l’Austria. «Non posso restare qui – spiega – dopo tanti sacrifici voglio lavorare e completare le mia preparazione, l’Austria non è poi così lontana».

Le fa eco Lorenzo Gerratana, 28 anni. «Mi sono laureato a Udine nel 2012 – racconta – puntavo al dottorato di ricerca in Oncologia, ci ho provato, ma per pochissimo non ci sono riuscito e così mi sono impegnato nel dottorato di ricerca, ma ora penso al futuro e considero la possibilità di cercare la via della specializzazione all’estero.

La Gran Bretagna, l’Olanda o la Germania sono i Paesi ai quali sto pensando – ammette – appena qualche anno fa in facoltà apparivano gli annunci per cercare neolaureati disposti a trasferirsi in Germania con tanto di corso di lingua e alloggio pagato» osserva. Come loro ce ne sono tanti, si scambiano suggerimenti e dritte sulla pagina Facebook “Doctors in fuga” un gruppo che sul social network fornisce un dettaglio su come il nostro Paese si sta perdendo, uno dopo l’altro, i suoi pezzi più preziosi.

Non fa eccezione Daniele Celotto, 27 anni, pure udinese. «Faccio parte del gruppo che quest’anno ha tentato il concorso per la specialistica. Puntavo e Igiene e radiologia. Non è andata bene – taglia corto -. Per ora do una mano in ambulatorio da mia madre, poi valuterò se fare un po’ di guardia medica, certo però, l’idea di prendere la valigia e andarmene c’è. A fermarmi c’è il fatto che qui ho la ragazza, vorrei mettere su famiglia, ma non sembra cosa facile.

Se le condizioni restano le stesse per noi friulani, svantaggiati da un modo serio e onesto di lavorare e da voti inferiori rispetto a gran parte degli atenei, non ci sono tante speranze. Per ora – aggiorna – ho presentato ricorso nei confronti dell’esito di un concorso all’interno del quale sono emerse irregolarità tali che è difficile non sentirsi presi in giro. Io il mio l’ho fatto, ma l’amarezza resta».

È evidente che, di questo passo troppi ragazzi, la cui formazione è pesata sulle spalle dei contribuenti e delle loro famiglie, se ne andranno a lavorare altrove e quando, in capo a tre o quattro anni, si stima, la sanità italiana si troverà a dover fare i conti con 3.500 medici in meno, visto che per limiti di età molti andranno in pensione, per tappare le falle e garantire il turn over bisognerà importare specialisti dall’estero, dall’est Europa principalmente.

Un processo che, in alcune regioni come la Puglia, è già iniziato.

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