La Gdf in Afghanistan: mission dal cuore friulano

UDINE. Ha un cuore profondamente friulano l’impegno in Afghanistan della Guardia di Finanza presente a Herat con la missione “Grifo”. Proprio alle Fiamme Gialle, su indicazione della Stato Maggiore, da tempo è stato chiesto di inviare, con presenze a rotazione, un team di specialisti in polizia di confine e doganale che si occupa dell’addestramento delle unità locali, il cosiddetto Afghan Border Police. Un impegno che dura dal 2006 e che in questi sette anni ha visto una presenza importante di militari della provincia di Udine.
E sono quindi anche, e soprattutto, le “nostre” Fiamme Gialle che in questo periodo si stanno occupando di formare, attraverso lezioni e addestramento di tipo pratico, i poliziotti, inquadrati sotto il Ministero dell’interno afgano; poliziotti che svolgeranno compiti di vigilanza alle frontiere per il contrasto e la repressione del contrabbando e degli altri traffici illeciti.
«Il Comando provinciale di Udine - commenta con soddisfazione il comandante, colonnello Stefano Commentucci - è a livello nazionale tra quelli che offrono proporzionalmente una maggiore partecipazione di personale volontario per l’impiego nella task force Grifo in Afghanistan. E questo in particolare tramite il Nucleo di polizia tributaria di Udine, dove circa il 12 per cento del personale ha maturato esperienze in questa unità operativa».
Personale che prima di essere impiegato in Afghanistan ha frequentato e frequenta un vero e proprio super-corso, dopo una selezione particolare visto che per questa missione vengono comunque scelti elevati profili individuali di autonomia, che spesso si trovano a dover operare in grandi gruppi.
E queste lezioni speciali prevedono: addestramento al tiro, tecniche di controllo del territorio, soccorso sanitario, ma anche diritto internazionale umanitario e diritto del Paese ospitante, oltre una vera e propria specializzazione sulla cultura, la religione dell’area di impiego, oltre, ovviamente, alla piena conoscenza e padronanza dell’inglese. Una preparazione che, una volta rientrati in provincia dopo la missione all’estero, diventa una carta in più non solo per lo stesso militare ma per tutto il reparto di appartenenza.
«La componente “friulana” della task force Grifo - spiega ancora il colonello Commentucci - rispecchia quella del personale autoctono già operante nella provincia (circa il 55 per cento dei militari). Ma a Herat i friulani hanno fatto “gruppo” tra loro (nonché con i militari friulani degli altri contingenti)».
E così in occasione delle partite di calcio o di qualche cena, spunta spesso fuori la bandiera del Friuli o quella dell’Udinese, assieme a qualche confezione di frico e polenta. Per il vino, considerate le criticità contingenti, il brindisi è rinviato al rientro in patria.
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