«La felicità si trova solo se l’economia incontra l’etica»

Dialogo tra il biblista Florio e il docente Becchetti Ai giovani: «Non abbiate paura, tuffatevi nella vita»

PORDENONE. «E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli».

Si è persa in questi tempi di cinico capitalismo, la misura di quella famosa cruna descritta nella parabola di Gesù, il migliore e più lungimirante economista di tutti i tempi con il suo messaggio di carità. Parlare oggi di fede ed economia (incontro sostenuto da Bcc Fvg) è come mettere insieme il diavolo e l’acqua santa, o forse no, come si comprenderà al termine della conversazione guidata dal vicedirettore del Messaggero Veneto, Giuseppe Ragogna al centro fra l’economista Leonardo Becchetti e il biblista Giuseppe Florio, in un dialogo sulla crisi della società globale.

Si parte da un monito di Gesù: «Non potete servire Dio e mammona», il titolo del saggio di recente pubblicato a quattro mani dai due relatori. Non si fraintenda. Il termine mammona appare nel Nuovo Testamento per personificare il profitto, il guadagno e la ricchezza materiale, il nuovo dio del peggior capitalismo.

Ragogna sprona i relatori a individuare una via d'uscita contro questa economia che si è dimenticata dell'uomo e dell'etica. S'immerge il bliblista Florio nel ricostruire i tempi difficili di Gesù in cui il popolo era angustiato da povertà, tasse, prevaricazione dei forti: scenari sociali che non sembrano lontani due millenni ma contemporanei. Il germoglio della nuova economia legata al Messia nasce senza inneggiare alla rivolta sociale, alla violenza, senza nessun anatema.

«Se pensate che la terra sarà questa – ammonisce Gesù i suoi farisei – allora sarà la terra dei lupi». Ma la chiave della salvezza, è scritta in quei tempi: partire dalla carità e dagli ultimi. I pensieri dei due relatori si uniscono indicando un nuova forma di economia condivisa. Forse l'unica oggi possibile.

Becchetti scuote i giovani: «La cosa fondamentale nella vita è buttarsi, ogni tuffo nasconde delle incognite, ma la vita è il frutto di quegli slanci».

Primo scossone. Non molla la presa, e anzi ignora diagrammi e termini finanziari, e parla di felicità dell'uomo, di aziende capaci di fare con i loro profitti delle “cose belle e grandi” verso la comunità globale, verso chi ha meno, del rispetto dei valori umani così come dell'impegno per l'ambiente, della responsabilità sociale d'impresa e della sostenibilità, della visione economiche alternative (come la cooperazione). E soprattutto di come si possa diventare ciascuno attore del cambiamento, mettendo in atto, giorno dopo giorno comportamenti in grado di ridare centralità alla persona.

Ragogna ripercorre le caratteristiche dell’economia del nostro territorio: caso Electrolux, delocalizzazione della produzione, quale soluzione? Becchetti risponde: questa è una delle leggi della globalizzazione e se non si può arrestare il mondo globale, la chiave sta nel creare valori con prodotti competitivi non delocalizzati e snocciola un elenco lunghissimo di accrescitori di Pil: innovazione, arte, cultura storia, paesaggio e territorio e puntiamo sul talento. Ben venga la wiki-ecomonimics, il nuovo modo di fare economia, dal basso e insieme ad altri.

L’economista italiano Antonio Genovesi a metà del Settecento scriveva: «la felicità pubblica è il fine dell'economia». Se l'uomo persisterà nei vecchi modelli del capitalismo ingordo ed egoista non resterà che pianto e stridor di denti.

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