La doppia morale tra social network e vita quotidiana

di ENRICO GALIANO

La situazione ci sta decisamente sfuggendo di mano. Per usare una metafora, è come avere una formica in casa e temere che te la possa svaligiare, nell’esatto momento in cui tu stesso stai caricando i tuoi mobili nel camion del ladro.

Traducendo, da diversi anni ormai stiamo del tutto spontaneamente regalando ai vari colossi dei social e della rete tutti i nostri dati (chi siamo, cosa facciamo, che cosa ci piace, che cosa non ci piace) per far sì che poi a loro volta questi colossi li vendano alle multinazionali per influenzare – se non addirittura pilotare – i nostri acquisti e le nostre scelte commerciali: e poi casca il mondo per una foto di classe o per un video in cui accidentalmente, per tre secondi, ci finisce dentro il ragazzino sbagliato. In questo delirio collettivo, sinceramente, noi che nella scuola ci lavoriamo, stavamo solo aspettando il momento in cui qualcuno avrebbe sollevato il “problema” della privacy perfino in quell’istituzione sacrosanta che è la foto di fine anno.

È come se ci fosse una doppia morale: da un lato siamo pronti a impugnare denunce e a intasare tribunali se qualcuno usa la nostra immagine contro il nostro consenso, e poi non muoviamo un dito se viene usato qualcosa di molto più intimo e profondo come i nostri desideri e i nostri gusti. Anzi: glieli diamo noi, allegramente a colpi di like e di click.

E così si producono queste situazioni francamente deliranti per cui i dirigenti scolastici, per autodifendersi ed evitare grane, piuttosto preferiscono mettere una croce sopra uno dei momenti più importanti della vita scolastica come quello della foto di fine anno. Ora, che quel momento rappresenti spesso una perdita di tempo non indifferente, coi ragazzi che furbescamente ce la mettono tutta per procrastinare il più possibile il ritorno in classe, lo sanno tutti; che l’esito, la foto stampata, non piaccia poi a quasi nessuno dei ragazzi (l’adolescente medio, per definizione, odia il proprio aspetto e come viene in foto), ancora di più. Ma toglierla, quello no, dai. Se non altro, per avere un buon motivo per dire a sé stessi, fra vent’anni:«Meno male che sono cambiato!».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto