La crisi “riabilita” il mercatino delle pulci

Nuove aperture in provincia di negozi che vendono oggetti usati. Clienti di tutti i tipi a caccia di affari

È soprattutto la crisi a favorire la nascita, in questi ultimi tempi, dei “mercatini del riuso”. Una volta si chiamavano “mercati delle pulci” ed erano la passione dei precursori della moda vintage. Adesso, causa crisi, si deve fare di necessita virtú e quello che sembrava impensabile fino a poco tempo fa - vendere o acquistare oggetti o abiti usati - comincia a non essere più un tabù.

In provincia di Pordenone i centri, più o meno grandi, dove vendere l’usato sono meno di dieci. L’ultimo ad aprire i battenti è quello lungo la Pontebbana a Fiume Veneto e si chiama “La Pulce”. Ci si può trovare di tutto: dai mobili agli abiti, dalle scarpe alle borse, dai libri agli oggetti d’epoca, dagli elettrodomestici agli attrezzi da lavoro.

«Ritiriamo solo cose in buono stato - spiegano i proprietari Katia e Raffaele -, rivendibili e riutilizzabili». Formalmente le società di questo tipo svolgono attività di intermediazione: ci si accorda su prezzo e percentuale e poi il prodotto viene messo in vendita e pubblicizzato anche attraverso i siti internet specializzati.

«Si trovano cose in ottimo stato - proseguono i proprietari - e anche nuove a metà prezzo. Quello che noi proponiamo è anche un modo per rimettere in circolo prodotti buoni e ancora funzionanti». Si può trovare chi, causa crisi, va a cercare cosa gli serve per risparmiare e chi, invece, è spinto dalla curiosità. Poi ci sono quelli a caccia di oggetti rari. Spesso chi gestisce i mercatini viene chiamato da parenti di persone decedute a svuotare le case. Quello che per loro rappresenta un aggravio, per chi si occupa di questa attività può essere un’ottima opportunità. Così si possono trovare pezzi storici, ricercati dagli appassionati.

Difficile, quindi, classificare i frequentatori dei mercatini: «Non c’è uno standard ben preciso - proseguono i proprietari de La Pulce -, c’è chi viene per cercare l’occasione e chi la rarità. Tra i clienti anche coppie giovani e immigrati dell’Est Europa dove l’acquisto di prodotti usati è comune».

A determinare il successo di queste attività commerciali, senza dubbio, è la crisi: quello che una volta si portava in discarica oggi viene visto come piccola fonte di guadagno. «Se uno deve cambiare un elettrodomestico - proseguono Katia e Raffaele - una volta lo buttava. Adesso cerca di rivenderlo per guadagnarci qualcosa. Nelle case ormai abbiamo di tutto e ci si libera di quello che non serve». Particolare attenzione viene riservata agli abiti: per quelli da bambini viene fatta un’attenta selezione. Relativamente agli adulti vengono accettati solo abiti vintage e firmati, oppure abbigliamento sportivo. Il tutto in ottimo stato.

Donatella Schettini

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