La crisi profonda dei matrimoni religiosi: raddoppiano in un anno quelli annullati
bilancio 2019
Nicoletta Simoncello
Nel giro di un anno, in Friuli i libelli, e cioè le istanze per chiedere la nullità del proprio matrimonio religioso, sono più che raddoppiati: dai 7 del 2018 si è passati ai 17 dello scorso anno. Non solo. C’è un bel numero di arretrati: 27 sono le cause che rimangono da esaminare, mentre 16 sono quelle terminate (a fronte delle 12 del 2018) e tutte chiedono la nullità del rito.
Tra le aule del palazzo di Zelarino, in provincia di Venezia, principale sede del Tribunale Ecclesiastico Regionale del Triveneto (Tert), il lavoro dei presidi di causa, dei giudici, degli uditori e dei difensori del vincolo è instancabile. Dati alla mano, a tracciare un bilancio dell’attività 2019 del Tribunale che si occupa del processo canonico, e cioè di dare risposta a quanti chiedono sia riconosciuta la nullità del matrimonio religioso, è stato il vicario giudiziale monsignor Adolfo Zambon. L’occasione è stata l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020, celebrata giovedì. Accanto alla relazione di monsignor Zambon, sono intervenuti anche Manuel Arroba Conde, giudice della Rota spagnola e direttore della sezione di Madrid dell’Istituto Giovanni Paolo II, monsignor Francesco Moraglia, patriarca di Venezia e moderatore del Tribunale, e monsignor Pierantonio Pavanello, vescovo di AdriaRovigo e delegato per il Tribunale regionale.
I numeri dell’attività della provincia udinese sono lo specchio esatto di quanto accade nel resto del Triveneto. In totale, fra Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige, le domande presentate sono state 206. Di queste, 192 sono quelle terminate e celebrate mediante il procedimento ordinario e 5 quelle per le quali è stato scelto il processo breve.
«A cinque anni dalla riforma del processo canonico introdotta da Papa Francesco, infatti, si tende a prediligere il procedimento nella sua forma breve – spiega Zambon –. Il nuovo processo, infatti, prevede forme più semplici e snelle, oltre che la centralità della figura del vescovo. In media, infatti, per il processo ordinario sono necessari un paio d’anni, per il breve, invece, tre o quattro mesi. La semplificazione è data dalla mancanza dell’istruttoria – specifica –: sono necessari, infatti, l’accordo fra le parti e la nullità manifesta». La fragilità umana che caratterizza l’attuale periodo storico si riflette, inevitabilmente, anche nelle relazioni. «Il 50 per cento delle motivazioni che spingono un coniuge (se non entrambi) a chiedere la nullità del matrimonio è data da dinamiche psicologiche che incidono sul consenso – afferma Zambon –. La principale causa è la dipendenza di un coniuge rispetto all’altro, che può essere un leggero condizionamento o una reale patologia. Ci sono poi la mancanza di fedeltà e il disaccordo sull’apertura alla prole».
Novità epocale per il Tert è la stretta collaborazione con la Pastorale della Famiglia. «Si tratta di un cambio di tendenza molto importante che fino a qualche tempo fa non era pensabile – dice Pierluigi Morsanutto, responsabile assieme alla moglie Giulia della Commissione Pastorale della Famiglia del Triveneto –. Gli operatori seguono sul territorio il percorso delle famiglie e i coniugi in difficoltà». Ed ecco spiegato perché l’89,6 per cento delle istanze sono state accolte. —
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