La crisi dell'autotrasporto: la logistica è a corto di 17 mila autisti, Ceccarelli assume e riparte green

UDINE. Tema caldo quello del lavoro nel campo dell’autotrasporto. La richiesta di autisti in Italia è pari a 17 mila persone, condannata a restare in gran parte insoddisfatta. Anche in Fvg, nonostante la vicinanza a quel confine Est che fino a non molti anni fa garantiva “patenti” in quantità. «Il vecchio bacino dei Balcani, che veniva a lavorare in regione e mandava i soldi alla famiglia, è venuto meno nel momento in cui i Paesi confinanti – spiega Luca Ceccarelli, presidente dell’omonimo gruppo – hanno realizzato che il trasporto era un asset strategico per l’economia nazionale (in Italia vale il 9% del Pil) e hanno così cominciato ad aumentare gli stipendi rendendo meno accattivante la prospettiva di un lavoro nel Belpaese».
Nonostante questo, il gruppo di Udine – ha sede in viale Venezia – si avvia a chiudere il 2021 con un aumento dell’occupazione di 25 unità, di cui due nuovi autisti, che lo porterà a superare quota 200 dipendenti, 350 se si considerano anche gli indiretti. Ma il segno più non si limita alla forza lavoro, investe anche il fatturato.
Archiviato un 2020 incredibilmente in crescita, Ceccarelli group si avvia al bis, con una previsione di chiusura del 2021 tra i 41 e i 43 milioni contro i 39 dell’anno scorso.
Nato nel 1979 dall’iniziativa di Bernardino Ceccarelli, alla corrieristica nazionale il gruppo ha in breve affiancato il trasporto industriale e negli ultimi anni ha ampliato il raggio d’azione occupandosi di logistica, di consulenza ingegneristica per la supply chain e ancora di software per garantire soluzioni su misura per sé e i propri clienti. Oggi si compone di un puzzle di 6 società che grazie a questa diversificazione spinta è stato in grado come detto di assorbire le vistose fluttuazioni dei mercati durante il 2020.
Un anno che il presidente non esita a definire «da montagne russe» e nonostante il quale Ceccarelli nel complesso ha continuato a crescere. Il segno più si deve anche allo sbarco sui mercati internazionali, che il gruppo udinese ha iniziato a presidiare solo nell’ultimo triennio portando il fatturato realizzato all’estero da zero a 6 milioni di euro e la divisione dedicata da 2 a 10 persone. Senza assalti alla diligenza, ma con un lavoro ponderato, puntando a entrare in uno, massimo due Paesi l’anno, «lavorando con i migliori partner presenti sui territori, che condividano con noi standard di servizio e qualità del lavoro» spiega il presidente ricordando che «oggi siamo presenti in Austria e Germania, in Benelux, Gran Bretagna, in Francia e con le ultime partnership in molti paesi dell’Est».
L’orizzonte del gruppo friulano è insomma sempre più europeo. E non solo in termini di mercati. Gli obiettivi fissati dall’Ue in materia di sostenibilità ambientale sono all’ordine del giorno dell’azienda. «Ereditiamo un contesto drammatico, con il 67% del parco veicolare italiano che è stato immatricolato ante 2010 – rileva Ceccarelli –. Ecco quindi che quando parliamo di sostenibilità del settore dobbiamo parlare di sostituzione del parco veicolante, dobbiamo andare verso mezzi pesanti meno inquinanti, carburanti alternativi, metano liquo o compresso, mezzi elettrici, in futuro anche l’idrogeno. Per far questo però ci vogliono incentivi e infrastrutture».
Il gruppo di suo sostituisce ogni anno 5 veicoli su 60 totali e punta a dotarsi, entro la fine del 2021, di un corporale social responsability manager per guidare la transizione ecologica in azienda. «Abbiamo anche iniziato a testare trattori a metano liquido e in autunno i primi mezzi elettrici, ma bisogna essere realisti – conclude l’imprenditore –: non si può fare un investimento simile (le motorizzazioni alternative costano nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro in più) quando il contesto non è pronto a sostenerlo».
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