La crisi del Distretto in tv grazie alle Iene

MANZANO. “Il deserto che avanza” è l’eloquente titolo del servizio sulla crisi nel settore del legno girato delle Iene (andato in onda su Italia 1) nel Distretto della sedia e in quello delle Murge. «Il lavoro se n’è andato nel mondo, mentre il mondo è arrivato qua», esordisce la “iena” Enrico Lucci, alludendo alla corposa presenza di cinesi nel Manzanese. Il giornalista ha visitato alcune aziende del Distretto, intervistando Stefano Basso di Manzano, dell’omonima tappezzeria, i titolari della Livoni sedie di Corno di Rosazzo e di Zilco due di San Giovanni. Gli imprenditori hanno riportato dati allarmanti: dimezzati dipendenti e fatturato, i cinesi avanzano, la politica non supporta sufficientemente.
«L’economia italiana è seduta», commenta la “iena” Lucci, mostrando la grande sedia che svetta sulla rotonda di Manzano. «In questi ultimi anni ha chiuso il 30% delle aziende, 400 le imprese sparite», spiega nel servizio Stefano Dezotti, della Fillea Cgil. Basso fa due conti: come possono i cinesi vendere a 5 un prodotto che a me costa 10? «L’indotto crolla, i consumi svaniscono, riciclarsi è illusorio», continua Lucci, perché nonostante gli sforzi per riqualificare l’area «per chi ha superato i 40 anni non c’è corso che tenga», testimonia Graziano, che di anni ne ha 58 e dopo aver fatto sempre l’operaio ora pota i vigneti: «Mi toccherà farmi mantenere da mia madre, che ha 92 anni ed è invalida». William Pezzetta della Fillea Cgil lancia un messaggio positivo: «La crisi non è irrimediabile: la sfida sta nella promozione e commercializzazione dei prodotti e in due anni Asdi sedia ha attuato validi progetti». Gianni Urbancig, imprenditore, la crisi l’ha raggirata usando la fantasia. I numeri erano poco confortanti (da 15 mila sedie al mese la sua azienda era passata a 6 mila, da 42 dipendenti a 21), così ha brevettato a livello mondiale «la sedia che profuma». Basta accomodarsi e la seduta sprigiona aromi di cioccolato, caffè, pane appena sfornato. Sono ripartiti gli ordini «e ora le riassunzioni».
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