La crisi del Distretto in tv grazie alle Iene

Enrico Lucci nel Manzanese ha intervistato im prenditori e sindacalisti. Un ex operaio: ho 58 anni e dovrò farmi mantenere da mia madre di 92 anni.
ANTEPRIMA UDINE 14 SETTEMBRE 2002. SALONE DELLA SEDIA TELEFOTO FOTO AGENCY ANTEPRIMA UDINE
ANTEPRIMA UDINE 14 SETTEMBRE 2002. SALONE DELLA SEDIA TELEFOTO FOTO AGENCY ANTEPRIMA UDINE

MANZANO. “Il deserto che avanza” è l’eloquente titolo del servizio sulla crisi nel settore del legno girato delle Iene (andato in onda su Italia 1) nel Distretto della sedia e in quello delle Murge. «Il lavoro se n’è andato nel mondo, mentre il mondo è arrivato qua», esordisce la “iena” Enrico Lucci, alludendo alla corposa presenza di cinesi nel Manzanese. Il giornalista ha visitato alcune aziende del Distretto, intervistando Stefano Basso di Manzano, dell’omonima tappezzeria, i titolari della Livoni sedie di Corno di Rosazzo e di Zilco due di San Giovanni. Gli imprenditori hanno riportato dati allarmanti: dimezzati dipendenti e fatturato, i cinesi avanzano, la politica non supporta sufficientemente.

«L’economia italiana è seduta», commenta la “iena” Lucci, mostrando la grande sedia che svetta sulla rotonda di Manzano. «In questi ultimi anni ha chiuso il 30% delle aziende, 400 le imprese sparite», spiega nel servizio Stefano Dezotti, della Fillea Cgil. Basso fa due conti: come possono i cinesi vendere a 5 un prodotto che a me costa 10? «L’indotto crolla, i consumi svaniscono, riciclarsi è illusorio», continua Lucci, perché nonostante gli sforzi per riqualificare l’area «per chi ha superato i 40 anni non c’è corso che tenga», testimonia Graziano, che di anni ne ha 58 e dopo aver fatto sempre l’operaio ora pota i vigneti: «Mi toccherà farmi mantenere da mia madre, che ha 92 anni ed è invalida». William Pezzetta della Fillea Cgil lancia un messaggio positivo: «La crisi non è irrimediabile: la sfida sta nella promozione e commercializzazione dei prodotti e in due anni Asdi sedia ha attuato validi progetti». Gianni Urbancig, imprenditore, la crisi l’ha raggirata usando la fantasia. I numeri erano poco confortanti (da 15 mila sedie al mese la sua azienda era passata a 6 mila, da 42 dipendenti a 21), così ha brevettato a livello mondiale «la sedia che profuma». Basta accomodarsi e la seduta sprigiona aromi di cioccolato, caffè, pane appena sfornato. Sono ripartiti gli ordini «e ora le riassunzioni».

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