La condanna di pre Tonin divide la gente di Ragogna

Il rimpianto del sindaco: «Non l’ho controllato: era pur sempre il sacerdote». Il presidente del Samaritan lo scarica, ma i ragazzi chiedono del “loro” parroco
Ragogna 24 Gennaio 2012 casa Copyright PFP/Turco
Ragogna 24 Gennaio 2012 casa Copyright PFP/Turco

RAGOGNA. Un paese diviso in due sulla sentenza che ha chiuso il processo per la sottrazione di quasi 900 mila di euro dai fondi delle Parrocchie di Muris e Ragogna e che ha visto la condanna a 16 mesi di reclusione per don Antonino Cappellari (pre Tonin), 74 anni, e a 2 anni di reclusione e 2 mila euro di multa per Gilberto Bortoluzzi, 43. Con concessione, per entrambi, del beneficio della sospensione condizionale della pena.

A Ragogna si tratta di una storia che nessuno ricorda con piacere, anzi. Anche il primo cittadino non vorrebbe intervenire sull’argomento, ma alla fine decide di parlare. Non l’ha mai fatto Alma Concil, ma sulla questione ieri ha parlato nella sua triplice veste di sindaco, di già componente del consiglio economico della parrocchia e, come ha detto lei, semplicemente di “Alma”.

Parla come chi si sente in colpa perché pensa che avrebbe potuto fare qualcosa di più quand’era nel consiglio economico della Chiesa. «Non ho controllato il prete perché era il prete, non era immaginabile – afferma affranta –, avevo la massima fiducia».

E poi ripercorre quelle azioni che avevano fatto sì che quel parroco fosse così tanto amato dai suoi parrocchiani. «Ha aggiustato le chiese, prima di tutto quella di San Giacomo. Si è dato da fare a Muris, ha dimostrato sul campo che meritava la fiducia». Poi pensa ai fondi sottratti. «Per sé Pre Tonin non ha usato un centesimo – afferma -: andava in giro con i maglioni bucati e in canonica scaldava solo la cucina con la stufa. Mi dispiace che sia andata così, non me la sento di esprimere un giudizio. Non ha portato via per sé». Quanto ai fatti e alla condanna, il sindaco non se la sente di giudicare e sostiene che Pre Tonin «è stato tradito».

Renato Toppazzini, presidente dell’associazione Il Samaritan, parla di «un danno di immagine causato dal fatto che la gente ha associato la figura di pre Tonin al nostro sodalizio, tanto che in seguito alla vicenda giudiziaria, pur non facendo più, il sacerdote, parte del direttivo, le donazioni si sono drasticamente ridotte». La vicepresidente Graziella Zambano osserva invece: «I nostri ragazzi chiedono di lui, gli manca molto. Ci dispiace tanto: non mettiamo in dubbio quanto stabilito dal tribunale, ma qui è stato sempre perfetto». Diversi però i commenti sul web, dove c’è chi usa parole molto dure. Quanto al parrocchiano coinvolto, nessuno ne vuole parlare.

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