La chiusura di Stanleybet fa esultare i residenti

In via Molinari erano stati denunciati vandalismi e sporcizia nella piazzetta. Delusi, invece, gli scommettitori per i continui problemi della sede cittadina

PORDENONE. E’ mistero sulla chiusura della sala scommesse Stanleybet in largo San Giovanni: il casinò virtuale ha bloccato le puntate. Cartello “chiuso” appeso da qualche settimana e tanti immigrati e pordenonesi, assidui frequentatori, delusi. Gli “habituè” dicono che ci sono problemi tecnici, dopo quelli sui documenti di autorizzazione.

I problemi che soffrono i condomini con affaccio sulla piazzetta, invece, sono risolti, almeno fino alla riapertura. I residenti lamentavano rumori e sporcizia intorno alla sala. Con la bella stagione non si può stare con le finestre aperte e davanti al civico 26, si trovano cicche e cartacce a terra. E’ stata sfasciata anche una panchina in cemento di arredo urbano, nella piazzetta dove di notte transitano balordi in vena di trasgressioni a scapito dei beni pubblici.

I condomini tirano fiato nello stop che ha azzerato le puntate dell’esercito di giocatori. La febbre del gioco era ripartita un anno fa, dopo lo stop di 100 giorni per un problema di licenze e cavilli burocratici. Le puntate si impennano, in genere, sugli eventi sportivi (calcio, pallacanestro, tennis), poker on line o scommesse su match virtuali di corse di cavalli e di centauri in videogame. In 120 secondi si vince e si incassa sull’unghia, se la fortuna gira. Tanti disoccupati, con bilanci a perdere, aspettano la riapertura per mettere alla prova la fortuna e, intanto, transitano in altre sale in città.

Il problema è sempre quello: l’effetto sfascia-famiglie e brucia-redditi che crea sul medio periodo la dipendenza dal gioco d’azzardo. Secondo le ultime statistiche, ogni pordenonese brucia 838 euro l’anno (866 di media in Fvg è la puntata pro-capite in 12 mesi) in giocate, alzando l’asticella al 3,13 per cento del prodotto interno lordo. Come sanno bene quanti stanno aprendo una serie di mini-casinò proprio a Pordenone e provincia, tra le polemiche di quanti li vorrebbero quantomeno lontani da scuole e luoghi frequentati da ragazzi.

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