La Cassa rurale ed artigiana simbolo edilizio e architettonico

Nell’Ottocento bastava un’annata avversa per ridurre in miseria famiglie intere o innescare quella perversa spirale debitoria del contadino che, non potendo pagare l’affitto colonico, in assenza di...

Nell’Ottocento bastava un’annata avversa per ridurre in miseria famiglie intere o innescare quella perversa spirale debitoria del contadino che, non potendo pagare l’affitto colonico, in assenza di una struttura creditizia adeguata ricorre all’unica possibilità del prestito usuraio, diffusissimo nelle campagne.

Impressionato da tale stato di cose, Friedrich Wilhelm Raiffeisen fonda nel 1849 la prima Cassa rurale e artigiana a Flammersfeld, paesino della Renania del quale era diventato sindaco l’anno precedente, allo scopo, tramite l’istituto di credito cooperativo, di fronteggiare nello spirito della solidarietà cattolica le emergenze di contadini ed artigiani con piccoli prestiti da restituirsi nel breve, uno o due anni. L’iniziativa ebbe grande successo e le Casse sociali nel 1900 divennero quasi diecimila nella sola Germania, diffondendosi numerose anche in Austria tanto che nel Sud Tirolo ancora permangono 47 Raiffeisen Kasse.

Nell’Isontino, o Friuli austriaco per distinguerlo dall’altro, la prima Cassa rurale è fondata nel 1896 a Capriva grazie a monsignor Luigi Faidutti (1861-1931), personalità di guida del movimento cristiano locale, consigliere comunale e poi parlamentare a Vienna, che originario delle valli del Natisone nel 1882 aveva preso cittadinanza austriaca, rinunciando a quella italiana per completare gli studi al Seminario di Gorizia. A Capriva seguono poi analoghe iniziative a Ruda, Fiumicello, Staranzano e poi Vermegliano, Turriaco, Corona, Monfalcone e infine a Lucinico, dove la prima Cassa agricola nasce nel 1907, negli spazi della canonica.

Dopo le avversità delle due guerre, nel 1968 gli uffici della Cassa si trasferiscono in piazza San Giorgio 6, alla sinistra della chiesa, in uno stabile dove è rimasto il rivestimento in mattonelle di cotto al piano terra. Seguono anni di sviluppo, poi incrementato nel 1973 dalla fusione con le casse di Farra e Capriva, con la decisione di costruire una nuova sede a maggiore rappresentatività dell’Istituto. Nel 1980 viene così acquistato il fondo Furlani all’angolo tra via Udine e via Visini e, dopo un progetto di edilizia prefabbricata dell’architetto Paolo Sandro Pettarin ritenuto incongruo al messaggio simbolico che il nuovo edificio doveva trasmettere, nel 1984 viene inaugurata la nuova ed elegante sede, frutto di attenta progettazione degli architetti Maria Teresa Grusovin e Giorgio Picotti.

Il nuovo edificio si colloca nel rispetto del genius loci lucinichese in modo ammirevole, riassumendo le tematiche tradizionali dell’edificio rurale coniugate alla funzionalità necessaria dell’odierno operare. Il tema del fabbricato agricolo è esemplificato dal massiccio pilastro angolare all’ingresso, il primo di una serie che si prolunga sulla via Visini, e dal frangisole laterizio degli antichi fienili modernamente interpretato dall’inferriata di influenza scarpiana al primo piano sulla corte, con le vasche d’erba che nuovamente rimandano a Carlo Scarpa, senza tralasciare quei dettagli tipici della tradizione costruttiva degli edifici agricoli: dall’intonaco scabro coi segni della cazzuola, alle rustiche linde di travi lignee e tavelline fugate...

RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto