La Caritas chiude il dormitorio

Chiude il dormitorio che la Caritas aveva aperto, sei mesi fa, per ospitare i profughi in via Marangoni (nella foto); luogo che in questo periodo ha ospitato, a carico della Caritas, 1.443 persone che diversamente sarebbero state per strada.
Da alcuni giorni il servizio è stato sospeso, mantenendo soltanto l’ospitalità per una decina di persone, ritenute particolarmente bisognose, e che hanno trovato rifugio al Fogolar di via Pracchiuso. «Siamo partiti in via sperimentale per rispondere ad un’emergenza – ha spiegato il vicedirettore della Caritas, Paolo Zenarolla a Vita Cattolica – e inventando un modello di accoglienza che pensavamo potesse essere stabilizzato, venendo messo in rete con le strutture pubbliche. Tuttavia, a parte l’apprezzamento espresso da Azienda sanitaria, Questura, Comune, non c’è stato interesse delle istituzioni a mettere a sistema questo modello di accoglienza, fatto di numeri limitati, ma che, in collaborazione con la mensa della Caritas, ha consentito di dare risposta a quasi 1.500 persone, compreso un centinaio di minori e una decina di donne». L’idea, invece, è stata quella di “puntare tutto sulle caserme”. Caserme che, però, ora hanno numeri sempre più grandi di accoglienza, con tutti i problemi che ciò comporta. In via Marangoni in questi mesi erano ospitati quei richiedenti asilo che arrivavano in città e non avevano altra forma di accoglienza, in attesa di presentare la domanda in questura. Il risultato è che ora molte persone dormono fuori. «Ci risulta che siano un centinaio le persone che dormono accampate nei pressi della stazione», ha aggiunto Zenarolla al settimanale diocesano. E ha aggiunto: «In autunno vedremo se e come potremo riproporre questo servizio. Certo, anche se ora nella calura estiva il problema del posto dove dormire non si sente, i freddi autunnali arrivano presto e sarebbe meglio ragionare per tempo prima di trovarci nell’emergenza».
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