L'11 settembre nel racconto dell'ex comandante delle Frecce Tricolori: "Le Torri gemelle sbriciolate davanti a me"

UDINE. Squilla il telefono a casa Miniscalco, a Manhattan. Là è da poco passato mezzogiorno. Marina Bonanni, 44 anni, moglie del colonnello Gianpaolo Miniscalco, 42, dal '94 al '96 comandante delle Frecce tricolori, risponde con voce rotta dall'emozione. «Ero in soggiorno e dalla nostra finestra, al 34esimo piano, ho visto letorri gemelle sbriciolarsi. È stato surreale, uno choc». La famiglia friulana abita più a nord rispetto al teatro della tragedia. Come ogni mattina, alle 8, il colonnello Miniscalco - da due anni vice-consigliere militare dell'ambasciatore italiano all'Onu, Sergio Vento - era uscito in bicicletta per raggiungere la sede della Nazioni Unite. Ci mette una decina di minuti. In programma, ieri, c'era la cerimonia di preghiera per la pace in occasione dell'apertura dei lavori dell'assemblea generale. La signora Marina, invece, aveva accompagnato a scuola i due figli, Davide, 10 anni, e Luca, 8.

«L'istituto è proprio sotto casa - racconta - e sono rientrata subito. Verso le 9 - le 15 in Italia - mi ha telefonato un amico che, con tono preoccupato, mi ha chiesto se avevo sentito un botto. Ho acceso la tv e ho saputo. Sono andata in soggiorno e ho visto chiaramente le torri bruciare, dentro una nuvola di fumo nero. Poi il crollo della prima e, dopo cinque minuti, quello della seconda. Ero a bocca aperta, non potevo credere ai miei occhi. Ho pianto, di dolore e di rabbia. Ho provato un senso di smarrimento e ho avuto paura». Marina Bonanni ha cercato il marito, che era in riunione. «L'ho sentito poco più tardi, dato che i telefoni non sono stati bloccati subito. Ma mi era bastato constatare che al palazzo dell'Onu non c'era pericolo». Poi è "volata" dai figli: «Le scuole non erano state evacuate, non c'erano problemi e ho lasciato i bambini lì fino al pomeriggio. Solo qualche genitore ha preferito portarli via subito». Risalita in casa, la signora Marina ha provveduto ad avvisare i genitori, che abitano a Udine, e i suoceri, residenti a Mirano, vicino a Venezia. «Mia sorella Susanna non c'era, le ho lasciato un messaggio nella segreteria telefonica: non preoccuparti, stiamo tutti bene». Grazie alla sua inseparabile bici, il colonnello Miniscalco ha potuto lasciare la sede Onu poco dopo l'evacuazione e rincasare di corsa. L'abbraccio alla moglie e ai figli.
Al telefono il tono è professionale: «È una sensazione difficile da raccontare, dalla nostra finestra il panorama è cambiato e davanti a noi c'è una fiumana di gente in fuga che da sud si dirige verso di noi, a nord». Miniscalco rileva come «i servizi d'emergenza siano scattati con tempestività ed efficacia. Gli Usa hanno confermato di essere preparati ad affrontare emergenze gravi, anche se nessuno poteva immaginare un evento di questa portata. In poco tempo sono stati bloccati tutti gli accessi a New York. Ora la città è deserta, circolano solo i mezzi di soccorso, qualche tassì e qualche autobus». Come hanno reagito all'Onu? «Quanto accaduto è stato di una portata tale che ha colto tutti di sorpresa. La nostra sede è stata sgomberata in poco più di un'ora. Paura? Per gli altri, perché è difficile che possano essere prese di mira le Nazioni Unite». Un'idea su chi sia stato? «Da pilota posso soltanto dire che si è trattato di un attacco estremamente complesso, caratteristica che potrebbe facilitare l'individuazione dei responsabili». La sera scende su una New York diversa, su un mondo cambiato. La famiglia Miniscalco lo sa. «Domani sarà un altro giorno, ma l'ansia resterà - commenta Marina Bonanni -. Adesso dobbiamo parlare ai nostri figli e spiegare loro cos'è il destino. Davide e Luca non vogliono tornare in aereo in Friuli, da nonni e zii, per Natale. Dicono che voleranno solo per quello che chiamano "il trasloco", cioè quando, la prossima estate, la missione di mio marito terminerà e rientreremo in Italia».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto