Jostein Gaarder chiarisce:«Il messaggio è la tolleranza»

di
Fancesco Mannoni
PORDENONE.
PORDENONE.
Ventitré anni dopo il fortunato
Il mondo di Sofia
, scritto per i giovani ma letto attentamente da milioni di adulti, lo scrittore norvegese Jostein Gaarder, che con quel romanzo di idee inaugurò nel 1991 un nuovo genere di letteratura, è in questi giorni a
Pordenonelegge
con il nuovo romanzo,
Il castello dei Pirenei
(Longanesi, 242 pagine – 16,60 euro). Gaarder lo presenterà oggi alle 15.30 nel PalaProvincia in Largo San Giorgio. È un romanzo complesso, su temi di grande attualità, protagonista una coppia che vive un amore difficile: lei è una cristiana pervasa da uno spiritualismo contagiante, lui materialista e razionale.
– Il suo romanzo è una bella storia d’amore, ma anche un confronto fra due esseri che attraverso le loro convinzioni raccontano le contrapposizioni ideali tra fede e scienza.
«È un incontro-scontro fra modi diversi di vedere la vita umana, una storia che riguarda la differenza fra approccio scientifico all’esistenza e approccio spirituale e religioso. Ma è anche la storia fra due persone che non si sono viste per trent’anni a causa di un’esperienza misteriosa alla quale hanno dato motivazioni diverse che non permettevano un’ulteriore convivenza».
- Il confronto dei protagonisti, gli interrogativi esistenziali sembrano più discussioni scientifiche e filosofiche che semplici domande. Si rivelano in queste l’universo, Dio, il mistero stesso di cui siamo parte...
«In effetti ci sono diverse storie che vengono raccontate in questo libro: la storia del mondo, la storia della vita sulla Terra e tutto questo è essenziale per il protagonista maschile del romanzo perché costituisce una fonte d’ispirazione per la sua esistenza. D’altra parte noi esseri umani ci troviamo a vivere su un pianeta dotati di una coscienza, di una consapevolezza dell’intero universo che ci circonda, e forse noi siamo i soli esseri viventi che vivono con questa coscienza universale. Nel protagonista maschile ciò ispira un sentimento di rispetto e di soggezione, pensando d’essere parte di un mistero. In un certo senso anche lui ha un atteggiamento religioso, ma non si tratta di una religione basata sulla rivelazione come invece nel caso della donna. Perciò ci sono degli eventi soprannaturali che rompono le leggi della scienza naturale. L’uomo non crede nei miracoli anche se spesso pensa che l’universo sia un miracolo».
– Che cos’hanno in comune la parapsicologia, il soprannaturale e le esperienze extrasensoriali con la religione?
«Moltissimo. La parola chiave in questo caso è rivelazione, perché la religione dipende strettamente da un Dio che si è rivelato a Mosè sul Monte Sinai. Ma anche la religione islamica è basata su una rivelazione. Quella dell’Arcangelo Gabriele che bisbiglia all’orecchio di Maometto le parole del Corano. Pure il soprannaturale si basa su queste rivelazioni. Se c’è un morto che si rivela ai vivi, nella parapsicologia si parla d’apparizione. Invece è una rivelazione a tutti gli effetti. Anche un veggente che prevede il futuro è in grado di fare una rivelazione soprannaturale. La storia della Chiesa è costellata di rivelazioni e la religione cristiana si basa sui miracoli che irrompono nelle leggi naturali. Entrambi i personaggi del mio libro sono dotati di un senso religioso: solo che la donna crede nelle rivelazioni in senso sia cristiano sia parapsicologico, mentre l’uomo respinge questo aspetto. Alla fine appare un terzo personaggio, il marito di Solrun, e il messaggio che ci lascia è che Steinn sarebbe dovuto essere più tollerante e non condividere con la donna il suo scetticismo. Insomma poteva vivere e lasciar vivere. La tolleranza è una grande virtù».
– È così importante avere sempre ragione nella vita, come asserisce nel romanzo un suo personaggio?
«Per la donna questa consapevolezza è fonte di disperazione fino a chiedersi sul letto di morte se lui abbia avuto effettivamente ragione. Io ritengo non sia importante e per questo c’è un messaggio di tolleranza nel libro. Come diceva San Paolo: credere è essere sicuri di qualcosa che non si sa».
– È possibile per una cristiana convivere con un uomo che non lo è?
«Secondo me sarebbe possibile, non solo per i miei due protagonisti, ma in qualunque rapporto amoroso fra uomo e donna. La legge dovrebbe trascendere le nostre credenze. Prima siamo essere umani, poi ci sono le nostre convinzioni. È importante riuscire a vivere insieme, e non ci sarebbe alcun tipo di terrorismo religioso se le persone capissero che non è umano ciò che facciamo dimenticando Dio».
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