Italia-Israele a Udine, l'assessore Dazzan: «Impossibile trovare giustificazioni a questa scelta»

L’esponente con delega allo Sport della giunta comunale non usa mezzi termini per manifestare il proprio dissenso verso la scelta di ospitare la partita in Friuli. «Il prestigio di ricevere gli Azzurri non può superare il dovere di tutela dell’incolumità e della serenità della comunità cittadina»

Tifosi israeliani allo stadio Friuli lo scorso ottobre e, a destra, l'assessore Chiara Dazzan
Tifosi israeliani allo stadio Friuli lo scorso ottobre e, a destra, l'assessore Chiara Dazzan

Italia-Israele allo stadio Friuli il 14 ottobre, gara valevole per la qualificazione ai Mondiali di calcio 2026, continua a far discutere, provocando ferme prese di posizione da parte del Comune di Udine.

Dopo le parole del sindaco Alberto Felice De Toni («Ritenevamo che la nostra città avesse già dato il proprio contributo»), a rendere ancor più chiara la posizione dell’amministrazione comunale sono arrivate, domenica 22 giugno, anche le parole dell’assessore comunale allo Sport, Chiara Dazzan. «Per la seconda volta in 12 mesi, Udine si trova ad ospitare una partita di calcio tra la nostra nazionale e quella di Israele, il cui governo si sta rendendo protagonista di una serie di crimini di guerra senza precedenti, violando sistematicamente e quotidianamente il diritto internazionale. Eppure, tra i vari provvedimenti che la comunità occidentale non ha preso per contrastare il massacro in atto in Palestina e negli altri paesi del Medioriente a cui si è attualmente allargato il conflitto, c’è anche il divieto di partecipazione a manifestazioni internazionali delle rappresentative israeliane, ivi comprese quelle sportive».

Italia-Israele si (ri)gioca al Friuli, De Toni non sorride: «Pensavamo che Udine avesse già dato il suo contributo»
Tifosi israeliani in tribuna allo stadio Friuli durante il match dello scorso anno contro l’Italia (foto Petrussi)

Dazzan ricorda poi come «l’amministrazione comunale di Bari, città che avrebbe dovuto in origine accogliere la gara valevole per le qualificazioni ai Mondiali, ha rifiutato la propria disponibilità in quanto proprietaria dello stadio, a differenza di quanto accaduto a Udine dove il Comune, non avendo titolo decisorio, ha potuto solamente prendere atto della decisione congiunta di Uefa, Figc e Ministero degli Interni, avanzando la propria preoccupazione e il proprio disagio. Onestamente, ritengo impossibile trovare giustificazioni a questa scelta».

Al netto delle sue personali posizioni sul conflitto, l’assessore allo Sport di Udine spiega che «la consapevolezza che la location sia ottimale per il sistema di sicurezza e il prestigio di veder calcare l’erba del Friuli dagli Azzurri non possono superare il dovere di tutela dell’incolumità e della serenità della comunità cittadina».

Inoltre, Dazzan si augura «che, vista l’agghiacciante esperienza del 14 ottobre scorso in occasione della gara di Nations League (cecchini appostati sui tetti, elicotteri, città blindata, stadio mezzo vuoto, tensione…) e visti gli attuali sviluppi della guerra in Medioriente, nessuno caschi ancora nella logica retorica e ipocrita per cui “la politica deve restare fuori dallo sport” e “una partita di calcio è una festa che unisce e non divide”, perché questa non lo sarà sicuramente e continuare a sostenerlo non farà di certo cambiare la sostanza delle cose. Udine è una piazza che si merita di essere riconosciuta per gli alti valori sportivi, sociali e culturali che esprime. Gli udinesi e i friulani hanno diritto di poter fregiarsi per questo di ospitare la nazionale italiana e non perché la nostra città è ritenuta la soluzione a situazioni critiche che nessuno vuole e nessuno intende affrontare. Udine si meritava Italia-Norvegia, si meritava Donnarumma contro Haaland, sul prato del Friuli».

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